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Alimenti cinesi alla sbarra

Il Corriere della Sera analizza i dati del Ministero della Salute sulle partite di cibo ritirate dal commercio

La Cina è un partner commerciale sempre più importante per i paesi europei, anche per quanto riguarda i prodotti alimentari. Il Corriere della Sera ha condotto una piccola inchiesta sulla qualità di questi prodotti alimentari cinesi venduti in Italia, per scoprire la fondatezza dei timori su eventuali contaminazioni. I risultati sono sorprendenti: secondo dati del ministero della Salute, su 358 segnalazioni di irregolarità negli ultimi otto mesi, 27 riguardano prodotti cinesi, ma solo la metà di questi sono alimenti (riso Ogm, tè verde al piombo o gamberetti con polifosfati o nitrofurani). La larga parte delle partite di cibi e bevande ritirate dal commercio riguardano paesi Ue. Dalla Cina, l’italia compra triplo concentrato di pomodoro (un terzo delle importazioni totali riguarda l’oro rosso), ortaggi, cereali disidratati o secchi, crostacei e pesci surgelati e grassi vegetali. Queste merci rappresentano appena l’1,4% del nostro import, pari a 400-500 milioni di euro. Spesso si tratta di ingredienti usati dalla nostra industria alimentare: ecco perché difficilmente i consumatori italiani trovano la dicitura “made in China” sulle etichette.

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