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Il regolamento imballaggi spacca la Commissione Ambiente

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Autore Redazione

A dirlo è ProFood, il gruppo merceologico interno a Federazione gomma plastica (Confindustria), che include 14 aziende italiane

I titoli apparsi ieri a seguito del voto in Commissione Ambiente del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio (Ppwr), hanno erroneamente parlato di una vittoria netta dell’ideologia green in materia di imballaggi. Si tratta in realtà di un passaggio, pur importante, del percorso legislativo di questa proposta.

La verità è che su passaggi fondamentali come l’articolo 22 sulla messa al bando di intere categorie di imballaggi per ortofrutta e Horeca, e il 26 su obblighi di riuso nella ristorazione collettiva veloce, il margine dei voti a favore è stato molto contenuto, con una maggioranza di appena quattro voti su 84 totali.

Questo dimostra una forte spaccatura all’interno della stessa Commissione Ambiente. La sintesi è di ProFood, il gruppo merceologico interno a Federazione gomma plastica (Confindustria), che raccoglie 14 aziende italiane produttrici di contenitori in materie plastiche destinati al confezionamento, alla distribuzione e al consumo di alimenti e bevande. Le aziende associate a ProFood impiegano circa 4.500 addetti dislocati in 29 impianti produttivi in Italia e all’estero, sviluppano un fatturato di 1,5 miliardi e rappresentano oltre il 70% della produzione italiana di settore (Edp imballaggi). 

I perché della spaccatura

“Questa spaccatura – dichiara Mauro Salini, presidente di Pro Food  – è forse causata dai timori che stanno emergendo a proposito delle enormi ripercussioni che queste norme avrebbero sui sistemi di distribuzione dei prodotti ortofrutticoli (per i quali l’Italia vanta una posizione di leadership), sulla ristorazione di massa, sulle stesse esigenze di consumo dettate dalla vita moderna, e sull’accesso democratico a una alimentazione sicura”.

Anche sul fondamentale aspetto dell’impatto ambientale complessivo di questo provvedimento non vi sono reali certezze nemmeno in chi ha proposto il provvedimento: prova ne sia la Commissione europea ha chiesto approfondimenti in merito al centro di ricerca Jrc, peraltro non ente terzo ma emanazione della stessa Commissione.

E tali approfondimenti sono ben lungi dall’essere conclusi. La partita si sposta ora in assemblea plenaria dove è indispensabile che l’approccio ideologico lasci il posto a una maggiore attenzione alle reali esigenze dei cittadini europei, nel rispetto di una sostenibilità, che per definirsi tale deve essere si ambientale, ma anche economica e sociale.

Nel percorso legislativo deve poi ancora esprimersi il Consiglio dell’Unione europea, in cui hanno voce i governi nazionali.

“L’auspicio – continua Mauro Salini – è che in tale fase l’Italia faccia da capofila di altri paesi, a tutela non solo degli imballaggi in plastica, che in Europa oggi sono correttamente prodotti, usati e smaltiti, ma soprattutto della qualità e del valore di prodotti come frutta e verdura, dell’efficacia e dell’economicità dei sistemi di ristorazione di massa, della sicurezza dei consumatori e infine, non meno importante, a tutela di migliaia di posti di lavoro”.

Fonte: ProFood

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