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Trend e Mercati

Minguzzi (Fruitimprese ER): “Occorre alzare il livello qualitativo”

FruiimpresePesche
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Autore Redazione

La peschicoltura ha perso il 50%, l’export ortofrutticolo della Regione il 20%. Il commento di Fruitimprese all’indagine di Nomisma

L’Emilia-Romagna ha perso il il 50% della sua peschicoltura, l’export romagnolo di frutta fresca ha perso quasi il 20% negli ultimi 10 annoi, mentre quello di ortaggi e cereali il 76,5%. Sono i numeri, quelli diffusi dall’ultima indagine di Nomisma Agroalimentare su “Competitività dell’agricoltura romagnola e prospettive di mercato” che certificano uno stato di crisi ormai conclamato.  

In sintesi, la specializzazione del distretto romagnolo, dice Nomisma, non è più in grado di reggere la concorrenza spagnola sul mercato di pesche/nettarine perché la Spagna non solo può vantare una maggiore efficienza grazie a minori costi di produzione ma anche una miglior organizzazione e programmazione sia produttiva che commerciale”. È il commento di Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna e della OP Minguzzi Spa di Alfonsine (RA), che invoca concretezza e una presa di coscienza collettiva.

“Di fronte all’evidenza di questi numeri occorre farsene una ragione, i consumi cambiano e bisogna guardare avanti. Negli ultimi dieci anni comunque sono aumentate le produzioni di susine, albicocche e mele precoci, così che il gap quantitativo si è ridotto. Continueremo a produrre pesche, ma soprattutto nettarine, se saranno buone da mangiare, ma anche per susine e albicocche occorrerà abbandonare velocemente le produzioni  che non hanno queste caratteristiche e occorrerà mettere dei paletti che sono il calibro minimo, il grado zuccherino e l’acidità. Occorre alzare il livello qualitativo, non ci sono alternative”.

Per quanto riguarda le pere, “il problema cimice non è altro che la botta finale, poiché era già dura fare bilancio quando i volumi di prima qualità erano (e sono) insufficienti. Contro la cimice la Regione Emilia Romagna, attraverso l’assessore all’Agricoltura Simona Caselli e il suo staff, è intervenuta tempestivamente raccogliendo l’appello del mondo produttivo. L’unico appunto che si può muovere è il limite all’aiuto in conto interessi che credo insufficiente in relazione all’entità del problema. Comunque sarà importante che anche le associazioni di categoria e le OP diano tutto l’appoggio necessario in maniera compatta e unitaria per difendere la frutticoltura della Regione dalla minaccia di questo insetto”. 

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