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Nocciole, a Belluno ci stanno pensando

nocciole

La produzione di nocciole potrà avere interessanti sviluppi anche nel bellunese. E’ quello che sostiene la Coldiretti locale, che ha definito questa come una “occasione da cogliere” durante un recente convegno organizzato ad Agrimont, fiera dell’agricoltura di montagna. Durante questo incontro, seguito tra gli altri dal quotidiano “Corriere delle Alpi”, erano presenti in sala una ventina di aziende del settore e oltre duecento persone.

Scrive poi tra l’altro il quotidiano riguardo a questo convegno: “Per cominciare, è bene specificare che alcune grandi aziende nazionali del settore, come Novi o Ferrero, che in questi giorni sono state contattate anche da diversi produttori bellunesi, hanno dichiarato di non voler fare investimenti in provincia, contestando le informazioni divulgate in questi giorni come scorrette”.

Poi, venendo più nello specifico alla posizione di Coldiretti, il Corriere della Alpi scrive: “Le varietà di nocciole nostrane – continuano da Coldiretti – non sono appetibili per il mercato, ovvero non creano reale reddito e quindi i nostri imprenditori dovrebbero prendersi i rischi e puntare su altre tipologie, come quella piemontese. I potenziali ci sono: al nostro interno infatti c’è già la disponibilità della cooperativa “La Fiorita” di vendere il prodotto e i gelatieri sarebbero interessati. Per loro sarebbe ottimale la produzione di un quintale di nocciole all’anno, per creare un gusto di nocciola dolomitica. In questo modo ci sarebbe già una filiera che soddisfa gran parte del fabbisogno, senza il bisogno di dover vendere a grandi gruppi esterni che giustamente possono essere interessati. L’agricoltore infatti si muove sul mercato e non può pensare con le logiche dei nostri nonni, si prende i suoi rischi per fare reddito visto che non si può certo vivere di agricoltura di sussistenza.

Serve però l’unità di tutti per mettersi insieme, visto che la nostra provincia non permette grandi coltivazioni e quindi si dovrebbe creare una filiera tra tanti piccoli produttori locali perché il futuro della nocciola è molto promettente”.

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