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La Russia ha meno fame di frutta secca

frutta secca

Nel 2015 la Russia ha mangiato molta meno frutta secca rispetto al solito e, per il 2016, la tendenza è solo quella di una timida ripresa, almeno per alcune varietà. A dirlo, dati alla mano, è il rapporto sull’import di frutta secca in Russia effettuato da Banca Intesa San Paolo, uno dei gruppi bancari più attivi sul mercato del gigante eurasiatico.

Nel 2015 – spiega Banca Intesa – l’import di noci (frutta secca a guscio) nella Federazione Russa (senza contare i prodotti provenienti dai Paesi dell’Unione Doganale) è stato pari a 134.200 tonnellate. Rispetto al 2014, i volumi delle importazioni di noci si sono ridotti del 13 per cento. Tra gennaio e febbraio 2016, gli indicatori si sono ridotti del 18,6 per cento. Per quanto riguarda la struttura per tipi dell’import di noci, bisogna notare che la maggior parte delle importazioni comprende le arachidi, con una quota pari al 76,3% dell’import in termini quantitativi e una crescita del 3,1% nel 2015, a fronte di un calo da parte di tutti gli altri tipi di noci. Tuttavia, nel periodo gennaio-febbraio 2016 anche le importazioni di arachidi sono calate del 17% rispetto al periodo analogo dell’anno precedente.

Nel 2015 – prosegue il rapporto – l’import di arachidi in Russia era stato di 3 volte superiore, in termini quantitativi, rispetto all’importazione di altri tipi di noci, ma in termini di valore si era rivelato del 30% inferiore. Per un confronto: nel 2015 sono state importate nella Federazione Russa 102,4 mila tonnellate di arachidi per un valore di 142 milioni di dollari e 4,4 mila tonnellate di mandorle per un valore di 51,6 milioni di dollari. L’importazione di arachidi nel Paese è aumentata del 14% negli ultimi tre anni. Il fornitore principale, alla fine del 2015, era l’Argentina, con il 57,5% delle importazioni…Durante i primi due mesi del 2016 le importazioni di arachidi dall’Argentina hanno subìto un calo del 5% rispetto allo stesso periodo del 2015 (da 7517 a 7147 tonnellate). Le importazioni provenienti dall’India, entrata a far parte nel 2015 del podio dei tre fornitori principali, sono diminuite di 7,5 volte (da 3392 a 449 tonnellate). Il posto vacante è stato occupato dal Brasile, le cui importazioni sono aumentate di 2,6 volte (dal 1539 a 4015 tonnellate)”.

Il rapporto di Banca Intesa passa poi a esaminare altri tipi di frutta a guscio. “Oltre alle arachidi, tra i principali tipi di noci importati in Russia nel 2015, si annoverano il cocco e le nocciole. Il principale fornitore di noci di cocco in Russia sono divenute le Filippine, le cui importazioni sono aumentate del 3% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Il secondo posto, in termini di volume, è occupato dall’Indonesia, la cui fornitura nel 2015 è calata del 20%. Sul podio troviamo anche la Costa d’Avorio. Nel complesso, questi tre Paesi fornitori hanno garantito il 95% del volume delle importazioni nel 2015.

Rispetto al 2014, le importazioni di nocciole hanno visto un calo del 35%, anche se si è registrata una crescita del 2,5% alla fine dei primi due mesi del 2016. I tre leader nell’import di questo tipo di frutta secca a guscio in Russia sono l’Azerbaijan, la Turchia e la Georgia. Nel 2015 i prodotti importati dall’Azerbaijan erano calati del 48% rispetto all’anno precedente, ma le cifre di gennaio-febbraio 2016 riflettono un trend positivo: le importazioni sono aumentate quasi del doppio. Inoltre, notiamo che negli ultimi tre anni le importazioni di nocciole dalla Georgia hanno registrato una crescita continua: la quota delle importazioni da questo Paese nel 2015 era pari al 18,5% contro lo 0,3% nel 2013.

Il calo maggiore è stato osservato nella fornitura di mandorle e pistacchi. Le importazioni di mandorle in termini di volume sono scese da 24,5 mila tonnellate nel 2013 a 4,3 tonnellate nel 2015. Alla fine dei primi due mesi del 2016, le importazioni di mandorle hanno perso un ulteriore 27%.

Gli Stati Uniti sono stati, nel 2013 e nel 2014, i leader nell’importazione di mandorle nel Paese (addirittura nonostante le contro-sanzioni in vigore dall’agosto del 2014): la quota di questo Paese ammontava, rispettivamente nel 2013 e nel 2014, al 97 e all’89 per cento dell’import.

Il ritiro degli Stati Uniti dal gruppo di fornitori di mandorle, nel 2015, è stato parzialmente compensato dalle importazioni provenienti dal Cile: il volume delle importazioni da questo Paese è salito a 1902 tonnellate rispetto alle 175 tonnellate dell’anno precedente. Inoltre, sul podio dei leader sono saliti la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, nei primi mesi del 2016 la fornitura della produzione turca è calata del 70% (da 167 a 50 tonnellate). Si noti inoltre che le importazioni di mandorle dalla Cina nel 2015 sono cresciute di quasi 11 volte rispetto al 2013.

L’importazione di pistacchi nel 2015 è stata pari a 2,17 mila tonnellate, contro le 12,6 mila tonnellate nel 2013. In questo segmento, i principali fornitori sono gli Stati Uniti e l’Iran. Nel 2013, la quota di questi Paesi sull’import era pari, rispettivamente, al 54 e al 44 per cento. Dopo l’introduzione delle sanzioni, l’Iran è rimasto, di fatto, quasi l’unico fornitore in questo segmento: la sua quota nel 2015 ha raggiunto il 93,7%, mentre il restante esiguo volume è coperto dalla produzione cinese. Nei mesi di gennaio e febbraio le importazioni hanno raggiunto 424 tonnellate di pistacchi, di cui 423 tonnellate è di produzione iraniana.
Infine bisogna sottolineare che il flusso principale della frutta secca a guscio, importata in Russia, raggiunge principalmente tre maggiori territori della Federazione Russa: sono Mosca e la regione circostante (48,2% in termini di volume), San Pietroburgo (20,6%) e la regione di Kaliningrad (11,1%). Nel 2015, la quota complessiva di noci consumata da questi soggetti della Russia è stata dell’80 per cento”.

(Fine)

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