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Trend e Mercati

Mele veronesi. Manca un brand unico

Da Zevio (VR), lo stato di salute delle mele scaligere e le indicazioni per una nuova politica colturale e commerciale

“Il numero delle nuove varietà è tale che senza sperimentazioni localizzate sui vari areali di coltivazione, sarebbe altissimo il rischio di commettere errori nelle scelte delle specie da impiantare”. Così ha affermato Carlo Fideghelli del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma, come riportato dall’Arena di ieri 15 ottobre, tra i relatori presenti a Zevio (VR) per il convegno dal titolo “Liste di orientamento varietale dei fruttiferi – Melo e Pero” ospitato all’interno della locale Festa della Mela. Il convegno è stato anche l’occasione per fare un punto della situazione della mela sia in Italia (il 90% della sua produzione si trova nel Nord Italia) che proprio nella provincia di Verona, areale che da solo fornisce il 70% della produzione della regione Veneto. I dati parlano di un calo in ettari e volumi dal 2000 a oggi in questa regione: 1200 ettari in meno (attualmente il melo occupa 4689 ettari) e 120mila tonnellate perse. Le varietà più coltivate sono la Golden (32%), Imperatore (18%), Granny Smith (15%). In coda Fuji (8%) e Red delicious (4%). Secondo Raffaele Ferraro, dell’Op Coz di Zevio, i punti dolenti sono rappresentati dall’eccessiva produzione, nonché qualità limitata, della varietà Golden, ma anche dalla scarsa aggregazione da parte dei produttori che porta il comparto ad essere frammentato e, soprattutto, a non avere un marchio comune. Oltre a indicare alcuni cambiamenti colturali (rinnovare la Gala con cloni colorati, ridurre la produzione di Golden e tornare a credere alla varietà Fuji), Ferraro ha auspicato una maggior concentrazione di prodotto e una maggior collaborazione tra i vari attori della filiera per poter dare maggior visibilità alle mele scaligere.

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