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Retail

Carrefour, ecco le azioni a favore della transizione alimentare

L’insegna annuncia l’edizione italiana delle Settimane della Transizione Alimentare durante una tavola rotonda con stakeholder istituzionali

Triplicare la presenza di prodotti freschi entro il 2022, raggiungere un fatturato di 5 miliardi di prodotti bio, arrivare ad avere un terzo dei propri ricavi dalla vendita di prodotti locali. Sono alcuni degli obiettivi che Christophe Rabatel, ceo di Carrefour Italia, ha annunciato di voler raggiungere durante il webinar dal titolo “La Transizione Alimentare per Tutti: un obiettivo comune” organizzato dall’insegna francese.

Un tema, quello della transizione alimentare, e quindi della sostenibilità a 360°, che Carrefour ha sposato da tempo e ha posto come obiettivo fondamentale da raggiungere a partire dal 2018, quando fu ufficialmente presentato durante un’edizione del suo salone milanese con il lancio della strategia denominata “Act for Food“, che riassume il programma di azioni da mettere in campo concretamente nei punti vendita.

La tavola rotonda ha fatto parte del programma All4Climate – Italy 2021, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica e da “Connect4climate” della World Bank in vista dei lavori dei preparatori della COP26: sui temi della lotta ai cambiamenti climatici e della tutela dell’ambiente, che richiedono per essere realmente portati avanti il coinvolgimento di tutta la catena del valore alimentare, sono intervenuti Zitouni Ould-Dada, Deputy Director Office of Climate Change, Biodiversity and Environment (OBC), FAO; Fabio Rolfi, Assessore al Verde e Agricoltura della Regione Lombardia; Angelo Riccaboni, Coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 2 (Zero Fame) di ASviS; Cristina Bowerman, Chef una stella Michelin di Glass Hostaria e Presidente di Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto.

Blockchain, ancora più referenze entro il 2025

Rabatel, nel ricordare molte delle azioni che in questi anni Carrefour ha messo in atto per perseguire gli obiettivi di una reale transizione alimentare, ha citato l’introduzione della blockchain in alcune filiere interne, come quella delle arance siciliane o dei polli, ribadendo la volontà di voler tracciare in questo modo oltre 600 referenze a marchio fornite da 10mila produttori entro il 2025. “La grande distribuzione è un touch of point per milioni di consumatori che devono avere un modello da seguire: ce lo chiedono loro, ecco perché vogliamo essere leader della transizione” ha sottolineato il manager francese, che ha citato il recente ingresso all’interno di Filiera Italia, associazione dedicata alla valorizzazione e promozione delle eccellenze del made in Italy agroalimentare, prima insegna multinazionale della Gdo a farlo.

Contratti più semplici e pagamento a 7 giorni per i produttori locali

E a proposito di valorizzazione di prodotti locali, dal 17 al 30 giugno prendono il via due settimane dedicate alla transizione alimentare durante le quali la rete di negozi  Carrefour metterà in vendita prodotti di fornitori italiani, scelti per le loro caratteristiche sostenibili e che hanno firmato un patto di impegno su questi temi con l’insegna francese.
L’impegno di Carrefour, inoltre, è anche di natura economica nei confronti di questi produttori, spesso di piccole dimensioni e che difficilmente riescono ad accedere in Gdo: “Abbiamo creato contratti semplici per loro – ha sottolineato ancora Rabatel – così potranno unirsi a noi anche se avranno un collegamento con un solo unico negozio: sono contratti di sole due pagine e con la certezza del pagamento a 7 giorni“.

Il tema dell’aiuto ai piccoli produttori locali, fondamentale per difendere la biodiversità e senza la quale non è possibile procedere lungo il sentiero della transizione alimentare, è stato messo in primo piano anche dalla chef Cristina Bowerman, presidentessa dell’associazione Ambasciatori del Gusto. “Sono orgogliosa di aver promosso il progetto ‘adotta un produttore’ che si propone diversi obiettivi. La valorizzazione dei prodotti italiani è fondamentale per proteggere tradizione e biodiversitá ma anche riaffermare l’evidente stretta relazione tra ‘cuochi’ e ‘produttori’ poiché sono parte della stessa filiera”.

Il ruolo centrale dell’innovazione tecnologica

Che l’agricoltura, anzi, l’intera filiera agroalimentare, abbia un ruolo decisivo per contribuire a rendere i temi della sostenibilità realmente raggiungibili, è stato ribadito con forza da tutti i partecipanti del webinar. Ma quali azioni mettere in campo? “Dobbiamo modificare le modalità produttive e di consumo del cibo, perché abbiamo ancora 700 milioni di persone che soffrono la fame e 2,6 miliardi che invece mangiano troppo e sono in sovrappeso. Buttiamo un terzo del cibo che produciamo, che contribuisce all’8% di emissioni di gas terra” ha affermato Zitouni Ould-Dada. Per poter cambiare questo modello l’innovazione, a partire da quella tecnologica, ha un ruolo centrale. “L’innovazione tecnologica, colturale, organizzativa e sociale può dare risposte concrete e soluzioni in grado di conciliare piccole dimensioni delle imprese, sostenibilità e redditività. In questo processo, l’Italia può giocare un ruolo di primo piano” ha affermato Angelo Riccaboni, ricordando la centralità dei contributi che possono essere messi in campo dal mondo privato, e, soprattutto  da quello pubblico. A proposito del ruolo del pubblico, secondo Fabio Rolfi, gli ambiziosi obiettivi presenti nella “Farm to Fork” o nella PAC si realizzano solo se c’è una massiccia adesione all’innovazione, “l’unica che oggi ti consente di attuare delle rivoluzioni. In Lombardia, ad esempio, ci sono il 40% di stalle robotizzate, questa è la via da seguire”.

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