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Retail

Consumi di ortofrutta: e se a farli aumentare ci pensasse la Gdo?

Il caso dell’insegna svedese Ica. Fiore, Todis: “Sfida ambiziosa”. Repezza, Cmc: “Il retailer ha un ruolo etico e sociale”

Una rete che conta circa 1.300 punti vendita, una quota di mercato del 36% e una sfida: impegnarsi in prima linea affinché i clienti dei propri supermercati consumino almeno mezzo chilo di frutta e verdura pro-capite al giorno entro il  2025. E’ il progetto appena lanciato da Ica Sweden che, in qualità di principale rivenditore di generi alimentari svedese, ritiene di dovere svolgere un ruolo attivo nell’incentivare il consumo di alimenti sani: “Solo due persone su dieci mangiano frutta e verdura a sufficienza ogni giorno – ha commentato in una nota Per Strömberg, amministratore delegato di Ica – Date le nostre dimensioni e la vicinanza alle persone, abbiamo una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità per contribuire allo sviluppo positivo della società”. 

L’intento dell’insegna è chiaro, le azioni concrete per centrare l’obiettivo sembrano ancora in via di definizione: per ora Ica ha dichiarato che lavorerà per incentivare gli acquisti dei propri clienti nel reparto ortofrutta con una serie di attività nel punto vendita tese a promuovere il benessere fisico e mentale dei clienti.

Myfruit.it ha fatto il punto con Pietro Fiore, responsabile reparto ortofrutta di Todis e con Marco Repezza, consulente retail & trade-marketing e fondatore di Channel marketing company (Cmc). Accanto a qualche perplessità, anche l’interesse per un progetto che può essere interpretato con più di una chiave di lettura.

Repezza, Cmc: “Un progetto che va oltre il prodotto”

Marco Repezza, consulente retail

Marco Repezza, consulente retail

Secondo Marco Repezza, sono almeno due le interpretazioni che si possono dare al progetto di Ica, una di natura commerciale, l’altra di immagine: “Nel reparto ortofrutta è forte la presenza della private label e i prodotti hanno alta marginalità e un’alta frequenza di acquisto – spiega l’esperto di reail – Il che si traduce, in ultima analisi, sia nel ritorno economico per il punto vendita, perché si producono più utili, sia nella fidelizzazione del cliente”.

Quanto alla seconda interpretazione, aggiunge: “Un’insegna che propone un stile di vita sano, in cui il cliente si possa identificare, è sicuramente un esempio virtuoso. Questo progetto sottolinea il ruolo etico e sociale dei retailer ed è interessante perché va oltre un prodotto o una categoria merceologica. Il progetto di Ica mette al centro il consumatore, trasmettendogli vicinanza”.

Dunque un progetto replicabile anche in Italia? “Perché no – conclude – Certo occorre tenere conto dell’aspetto culturale. Mentre i consumatori dei paesi nordici prediligono i prodotti in scatola e i surgelati, i consumatori dei paesi mediterranei sono già orientati verso il fresco. E pertanto il messaggio sarebbe meno forte, ci sarebbe meno margine di sensibilizzazione”.

Fiore, Todis: “Difficile che sia la Gdo a far crescere i consumi”

Pietro Fiore, Responsabile Ortofrutta di Todis

Pietro Fiore, Responsabile Ortofrutta di Todis

“Una sfida ambiziosa e complessa – commenta Fiore – Ma se fosse replicabile, ben venga”. Secondo il manager, è difficile che sia la Gdo ad accrescere i consumi di frutta e verdura: lo può fare in maniera indiretta, offrendo prodotti di qualità e affidabili, ma determinare un aumento degli acquisti è complesso, tanto più che il cliente è sempre più attento allo spreco: “Notiamo una maggiore attenzione dei nostri clienti verso gli acquisti consapevoli, non determinati dall’impulso o dal prezzo – conclude – La tendenza è acquistare la giusta quantità di prodotto, in funzione del fabbisogno della propria famiglia. Difficile stimare quanto un progetto dell’insegna possa modificare le abitudini del consumatore“.

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