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Pomodoro da industria, aumento di prezzo senza precedenti

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Autore Redazione

Anicav: “In corso una grave emergenza, è prevalso il senso di responsabilità”

Dopo una lunga e intensa trattativa caratterizzata da una costante posizione di rigidità della parte agricola che non ha voluto, in alcun modo, ascoltare le ragioni dell’industria, è stato raggiunto l’accordo quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel bacino nord Italia.

L’accordo prevede la conferma dell’impianto contrattuale del 2022 per quanto riguarda le norme di qualità, fatta eccezione per alcune migliorie sul pomodoro tardivo, con un prezzo medio di riferimento di 150 euro/tonnellata, il più elevato di sempre, con un aumento di oltre il 40% rispetto al 2022.

È prevalso il senso di responsabilità – dichiara Bruna Saviotti, coordinatrice del comitato territoriale del bacino nord di Anicav – La situazione emergenziale che sta vivendo l’Emilia Romagna, e in particolare l’area orientale della regione, e la consapevolezza di quello che avrebbe rappresentato una rottura definitiva delle trattative per la nostra filiera, ci hanno spinto a chiudere un accordo anche se non soddisfacente per le nostre aziende”.

“In un momento difficile come quello che stiamo vivendo la coesione è l’unica risposta che può dare una filiera come la nostra. – afferma Marco Serafini presidente di Anicav – L’industria ha fatto la sua parte pur consapevole delle difficoltà che deriveranno da un prezzo medio di riferimento così elevato”. 

Il commento di Confagricoltura

Anche Confagricoltura è intervenuta sulla chiusura dell’accordo sul prezzo del pomodoro da industria. “Con estremo ritardo – commenta l’associazione di categoria – si chiude a 150 euro a tonnellata, esclusi i servizi, l’accordo sul prezzo del pomodoro da industria per la campagna Nord Italia 2023 tra Op-organizzazioni di produttori e industria, dopo mesi di interminabile trattativa. Obiettivo raggiunto per gli agricoltori che hanno a cuore la salvaguardia della materia prima di qualità, emblema del territorio (in Emilia-Romagna si coltiva il 69% del pomodoro del Nord Italia).

Esprime piena soddisfazione il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini: “Vince – ha detto – tutta la filiera, in un momento drammatico per il tessuto socio-economico. Confagricoltura ha sempre sostenuto le istanze delle organizzazioni dei produttori nel lungo braccio di ferro durato cinque mesi”. L’ok dell’industria alle richieste della parte agricola va nella direzione di convergere su una posizione comune al tavolo con la grande distribuzione.

Bonvicini è fiero del risultato. “Questo accordo – ha proseguito – attribuisce il giusto valore a un prodotto che nasce in campo per poi caratterizzare un alimento unico al mondo: la passata made in Italy. Gli agricoltori si sono dimostrati uniti e coesi, l’intera filiera ne esce rafforzata. Il sistema del pomodoro da industria si mantiene così vivo e vegeto, anzi è l’esempio da seguire”.

Il patto segna un ulteriore punto a favore degli agricoltori applicando una maggiorazione sul pomodoro tardivo rispetto a un anno fa. “È un premio importante – ha concluso Bonvicini – un incentivo ad allungare la campagna oltre la metà di settembre, quanto fondamentale tanto sostanziale visto il quadro meteorologico, le temperature in picchiata, l’inevitabile slittamento della stagione verso l’autunno”. Rimandata per ora, ma resta in stand-by, la modifica alla tabella qualità. Gli agricoltori hanno comunque ottenuto dall’industria l’impegno a inserire correttivi nel prossimo accordo quadro per il 2024.

L’Emilia-Romagna rappresenta l’areale d’Italia più rilevante per superficie coltivata (25 mila ettari complessivi su un totale Paese di 65 mila ettari), e per la presenza di 22 stabilimenti attivi nella trasformazione del pomodoro fresco.

Fonte: Anicav e Confagricoltura

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