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Pomodoro Cuore di bue, good news dalle prove varietali

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Autore Redazione

Buone le performance di resa con tecnica biologica ottenute al Centro sperimentale ortofloricolo di Veneto Agricoltura

Al Centro sperimentale per l’ortofloricoltura “Po di Tramontana” di Veneto Agricoltura a Rosolina (Rovigo) il periodo estivo è uno dei momenti più impegnativi dell’anno, vista la quantità di prove sperimentali in corso di svolgimento. Tra queste, di sicuro interesse per i produttori orticoli regionali (e non solo), va segnalata la prova varietale e di coltivazione del pomodoro Cuore di bue, concordata con le associazioni produttori veneti del settore che hanno indicato questa tipologia di pomodoro come una delle più interessanti per i coltivatori e il mercato. Proprio per questo motivo, le ditte sementiere presentano ogni anno nuove e molteplici varietà di pomodoro Cuore di bue che gli esperti del Centro Po di Tramontana mettono in coltivazione con l’obiettivo di comparare e descriverne il comportamento vegeto-produttivo. Il risultato finale, alla fine di ogni prova, è l’elaborazione di una lista varietale comprendente i materiali più performanti che i produttori potranno scegliere e coltivare nelle proprie aziende.

Trenta varietà testate

Quest’anno, le varietà Cuore di bue in test sono ben 30, trapiantate a fine marzo, allevate a sette palchi e gestite sotto il profilo della coltivazione con due diverse tecniche: integrata e biologica. In entrambi i casi, comunque, i tecnici dell’Agenzia regionale hanno gestito il principale parassita del pomodoro (la mosca bianca aleurodide) con l’introduzione di antagonisti, in modo da rispettare le sempre più stringenti normative di riduzione dei prodotti chimici anche per la coltivazione integrata, ovviamente vietati in quella biologica.

La prova è ancora in corso, anche se ormai prossima alla conclusione, e da una prima analisi dei dati raccolti risulta che nella coltivazione biologica, almeno per alcune cultivar, la resa a metro quadro sia fino a ¾ di chilogrammo superiore rispetto a quella integrata. Ciò è dovuto probabilmente alla minor vigoria delle piante in coltivazione biologica fin dai primi stadi di sviluppo, che successivamente però hanno mostrando un’elevata capacità generativa e produttiva. Ovviamente questa è una prima analisi che dovrà essere validata e approfondita alla conclusione della prova sperimentale, quando cioè si andranno ad elaborare tutti i dati vegeto-produttivi a disposizione.

Fonte: Veneto Agricoltura

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