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Siamo alla frutta. Perché un cibo bello non è sempre buono per l’ambiente

Il report dell’Associazione ambientalista Terra! denuncia l’insostenibilità della selezione della Gdo

La ricerca dell’estetica perfetta non aiuta il settore ortofrutticolo. Nell’Anno internazionale della frutta e della verdura – proclamato dall’Assemblea generale dell’Onu per aumentare la consapevolezza dei consumatori sui benefici del consumo di frutta e ortaggi e per indirizzare la politica verso la riduzione degli sprechi dei prodotti ortofrutticoli – un report dell’Associazione ambientalista Terra! denuncia come, spesso, nei supermercati e nelle case degli italiani arrivino solo i frutti più belli, lucidi e rotondi.

“Una parte significativa dell’enorme produzione mondiale non può accedere al mercato del fresco, perché ogni frutto deve rispondere a standard di commercializzazione e a severe norme europee, che non tengono conto dei tempi e della variabilità della natura e, soprattutto, degli effetti della crisi climatica sul comparto”, si legge nel rapporto “Siamo alla frutta. Perché un cibo bello non è sempre buono per l’ambiente e l’agricoltura“, scritto per mettere in evidenza un fenomeno distorsivo, che provoca un calo del reddito degli agricoltori e “mette in ginocchio un settore”.

Secondo quanto rifersice l’Agenzia Ansa, il rapporto, scritto da Fabio Ciconte e Stefano Libert, indaga nel dettaglio l’impatto di regole di commercializzazione e sistemi di mercato sull’agricoltura, costretta a produrre frutta sempre esteticamente perfetta per riuscire a venderla ai supermercati.

“Un’impresa – scrivono gli autori – sempre più difficile a causa della crisi climatica, che rende la produzione irregolare e i prodotti meno omogenei per forma e dimensione. Lo studio si sofferma su quattro frutti simbolo della crisi che sta vivendo il comparto in Italia: pere, arance, kiwi e  mele. Con questo studio Terra! chiede alle istituzioni e alla Grande distribuzione organizzata di intervenire con modifiche urgenti.

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