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Arachidi, in Italia sta crescendo la loro coltivazione

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Anche se c’è ancora chi non le considera frutta secca, perché del resto formalmente non lo sono, le arachidi sono spesso ricomprese in questa medesima categoria. Al di là della classificazioni, la loro coltivazione entro i confini nazionali è comunque un fenomeno in forte crescita, che di recente ha destato l’interesse anche del Gambero Rosso, che ne ha scritto un vero e proprio reportage.

Il servizio citato inizia raccontando la storia di un pioniere di questa produzione, il toscano Marco Razzolini, che spiega tra l’altro: “In Italia la coltivazione delle arachidi ha origini in realtà abbastanza antiche…Parliamo della seconda metà dell’Ottocento, “(Essa) ebbe uno sviluppo modesto in seguito alla politica autarchica, ma si diffuse soprattutto nel secondo dopoguerra, raggiungendo più di 5mila ettari distribuiti in diverse regioni, dal Piemonte alla Sicilia, con un grande sviluppo in Veneto e in Emilia”. Successivamente la coltivazione di arachidi subì un arresto, diventando più che altro un prodotto da coltivare per il consumo personale.

“All’inizio degli Anni ’90 la coltura era praticamente scomparsa dall’Italia, vuoi per l’elevato fabbisogno di manodopera per la raccolta, vuoi per un problema di meccanizzazione: le macchine necessarie per la trebbiatura e lo sterramento sono tutte di provenienza americana, dunque adatte ad appezzamenti di terreno enormi, non certo idonei alla realtà italiana”.

Raccontando poi l’esperienza di Marco, il Gambero Rosso prosegue: “…Era il 2007. “Provenendo da un altro settore, ci siamo avvalsi di collaborazioni con agronomi e con i senegalesi che hanno un know-how importante – il Senegal è uno dei paesi dove si producono più arachidi – gli agronomi sapevano la teoria, ma la pratica ce l’hanno svelata i senegalesi”. Come per esempio l’epoca di semina migliore, che va da fine aprile a inizio ottobre, o come fare la rincalzatura, ovvero riportare la terra dall’interfila alla base delle piante: “La pianta delle arachidi è un po’ strana, una volta che il fiore viene fecondato, crea un ginoforo, una sorta di protuberanza che cerca il terreno e, solo quando lo trova, comincia a fruttificare. Dunque, se riesci a poggiare una piccola quantità di terra nel momento giusto, si ha più produzione. È questione di manualità e sensibilità appresa lavorando, non c’è teoria che tenga”.

…Marco le sue arachidi continua a venderle tostate alle sagre, fa spedizioni in tutta Italia e tra i suoi clienti compaiono anche ristoratori, come Fulvietto Pierangelini o Renato Trabalza del famoso ristorante romano Sora Lella, e gelatieri, da Simone De Feo di Cremeria Capolinea di Reggio Emilia a Stefano Guzzetti di Ciacco a Milano e Bergamo. Questi ultimi, a esser precisi comprano la pasta d’arachide (di arachidi precedentemente tostati da Marco) preparata nella torrefazione Lady Caffè con l’ausilio di un micronizzatore a sfere che consente di ottenere un prodotto liscio, perfetto per la gelateria ma anche da utilizzare nella preparazione di dolci….Le arachidi a quanto pare hanno un bel giro di estimatori, che si va a sommare ai sempre più numerosi amanti delle noccioline americane… Sarà anche per questo che l’esempio di Marco lo hanno seguito in molti, da Giovanni Auriemma dell’azienda La Cenerentola Frutta Secca a Vito Bucillo di Agribio Eboli, dall’azienda casertese Montella Bio alla Cooperativa Maiscoltori Basso Ferrarese, che ha cominciato per una questione di sovescio: la pianta di arachide è un azotofissatore, quindi rigenera i terreni

Intanto, il crescente interesse che le arachidi stanno riscuotendo in Italia, ha risvegliato di conseguenza anche quello degli specialisti sementieri. Sempre secondo il servizio citato, la Società Italiana Sementi sta lavorando alla realizzazione di un seme “made in Italy”, che meglio si adatterebbe rispetto a quelli acquistati negli Usa, come avviene oggi.

 

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