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Prodotti

Il limone di Siracusa Igp vola a 8 mila tonnellate

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Cresce il prodotto Igp, ma c’è ancora molto da fare per aumentare la quota certificata Agati: «Serve un packaging unico, una scelta che ha fatto la fortuna di altre produzioni o varietà»

Aumentano le quantità, aumentano i soci del Consorzio del limone di Siracusa Igp  fondato nel 2000 da 25 soci – il riconoscimento ufficiale arriverà nel 2011 – che nel 2019 formano una squadra da 165:  130 produttori e 35 confezionatori. Su quest’ultimo punto il direttore del Consorzio Gianluca Agati sottolinea: «C’è abbastanza frammentazione, anche per via di un’organizzazione basata su legami familiari, che rende difficile realizzare un unico centro di confezionamento». La base sociale è fondamentale e per questo la quota di adesione è uguale a quella del 2000. Zero rincari in vent’anni: «Non vogliamo barriere all’ingresso».

Gianluca Agati

Gianluca Agati, direttore del Consorzio del Limone di Siracusa Igp

Incrementi costanti: media di 1 milione di kg l’anno

La politica di porte aperte ha permesso «incrementi costanti, campagna dopo campagna. A prescindere dalla crisi– dice orgoglioso il direttore -. Ma pensiamo sempre a quei 90 limoni su 100 prodotti in questo areale ma non certificati. Abbiamo anche tanto biologico, ma la certificazione Igp offre dei vantaggi comparati per tutto il territorio. Abbiamo ottenuto ottimi risultati, ma c’è tanto da fare”.

Focus sull’export. «Serve un packaging unico»

Quanto porta il limone IGP al territorio? «Siamo su 1 euro e 20 centesimi al chilo, i conti sono presto fatti». E il quadro  sull’export? «Il continente viene coperto bene, i confezionatori riescono a siglare contratti con le maggiori insegne della Gdo europea – disegna la mappa il direttore -. Per quanto riguarda il nostro IGP invece 7 limoni su 10 rimangono in Italia, due si vendono in Germania e uno in Austria».
Si guarda con interesse al Benelux e alla Francia: «Per fare una campagna di comunicazione internazionale dobbiamo guardare anche a quei mercati, lì abbiamo la possibilità di farci comprendere bene. Il francese è colto e preparato sulla gastronomia e questo gli permette di capire i vantaggi intrinsechi del prodotto. Non dobbiamo temere nulla, c’è bisogno di aggregazione ed investimenti». Di che tipo? «Serve un packaging unico, una scelta che ha fatto la fortuna di altre produzioni o varietà».

Oltre il fresco massima attenzione al trasformato

Va bene concentrarsi sul prodotto fresco, ma al Consorzio puntano a valorizzare anche quello destinato all’industria. E il direttore Agati spiega bene la politica portata avanti in questi ultimi anni: «Nel 2014 abbiamo varato una modifica allo statuto che permette a tutti i limoni di essere classificati Igp. In questo modo è possibile fare una limonata con la frutta certificata utilizzando anche un prodotto di seconda oppure lo “scarto” che è comunque buono. In questi ultimi anni abbiamo lavorato con grandi brand nazionali come Ferrero, Polenghi ma pure la Stock per il limoncello o Grom per i gelati». Senza dimenticare le aziende siciliane di bevande o le marmellate. «In questo modo si contribuisce alla realizzazione di ottimi prodotti che danno visibilità e un buon ritorno economico – conclude Agati – . Prima il prezzo dello “scarto” era la spada di Damocle per i produttori, oggi offre un forte contributo al bilancio aziendale».

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