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Pachino e Ciliegino, l’eccesso di offerta trascina i prezzi verso il basso

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Autore Redazione

Il Pachino Igp fatica ancora a distinguersi nel pomodoro convenzionale e il ciliegino risente della concorrenza dall’Est Europa. «Le aziende italiane devono lavorare in filiera e in stretta collaborazione con la Gdo»

Dopo la buona partenza delle vendite ad inizio anno, ora i produttori di Pomodoro di Pachino Igp risentendo dei bassi prezzi di vendita. Colpa, spiega Salvatore Chiaramida, direttore del Consorzio che riunisce circa un centinaio di produttori nella zona di Pachino, «di un eccesso di offerta di pomodoro convenzionale che trascina verso il basso anche i prezzi del Pachino igp, un prodotto di nicchia ma che non riesce a fare storia a sé».

Il primo trimestre dell’anno si è concluso con un bilancio molto positivo, i prezzi del Pachino sono lievitati per via di una produzione contenuta e graduale dovuta al clima rigido, poi da aprile la musica è cambiata:

Sono entrati in produzione anche altri areali di concorrenza nel pomodoro convenzionale: i prezzi hanno iniziato a scendere e non c’è più stata una ripresa».

La varietà che più di tutte insidia il Pachino è il ciliegino, perché «si coltiva in diversi territori, c’è concorrenza da diverse aree di provenienza, a differenza del pomodoro insalataro, un prodotto Igp di cui si coltivano ancora quantità limitate» spiega Chiaramida.

Nonostante il pomodoro Pachino sia un prodotto dalle caratteristiche qualitative ben definite dal disciplinare di produzione Igp, «continua ad esserci una certa carenza di informazione su quello che è il vero Pachino rispetto al prodotto generale – spiega il direttore del consorzio  – . Ancora oggi per Pachino si intende un sinonimo per tutti i pomodori piccoli e rossi: noi continuiamo ad insistere sul fatto che non tutto quello che si trova sui mercati è Pachino ma solo quello che si fregia del marchio riconosciuto dalla Comunità europea».

Il riconoscimento del marchio di origine è ancora più difficile da affermare in Europa dove la conoscenza sulle varietà di pomodoro è molto meno diffusa e, sottolinea Chiaramida, parlando del mercato tedesco, «c’è un’inflazione di prodotto che proviene da Spagna e Maghreb».

Ecco perché le vendite del Pachino restano spesso confinate nel territorio italiano, ma anche il ciliegino italiano non riesce ad emergere in Europa come spiega questa volta Donato L’Abbate della società ortofrutticola Polignanese in provincia di Bari.

L’offerta italiana continua per tutti i 12 mesi dell’anno e il nostro ciliegino è un prodotto di qualità ma la concorrenza aumenta oggi il mercato europeo è quasi saturo, le produzioni di ciliegino in Olanda e Repubblica Ceca stanno avendo un successo enorme mentre nei mesi invernali i concorrenti sono Marocco e Spagna».

Fattori che mettono in difficoltà il prodotto italiano: «oggi il prezzo di acquisto in produzione è intorno a 50 centesimi per chilo mentre il punto di pareggio sarebbe di 80 centesimi». Quali soluzioni per valorizzare il ciliegino e più in generale il pomodoro made in Italy? «Le aziende devono puntare su salubrità, tracciabilità e innovazione di prodotto e processo – conclude L’Abbate – ma devono anche lavorare in filiera e in vera partnership con la Gdo: servono rapporti più stretti tra produttori e distributori per ottenere economie di scala nei costi legati al collocamento del prodotto e alla logistica».

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