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Ciliegia di Vignola Igp. La notorietà c’è, ma si può fare di più

CiliegiaVignola_TopOfMind

Da un’indagine pubblicata sulla monografia “Think Fresh – I Consumi in Testa” emerge come la Ciliegia di Vignola Igp sia al 7° posto tra quelle citate dai consumatori. Un grande risultato, ma si può fare di più

Giovedì 9 giugno Agroter, società di ricerche di mercato nel settore ortofrutticolo, ha presentato all’interno del suo nuovo evento dal titolo “Think Fresh – I Consumi in Testa” una nuova monografia, frutto di 10 anni di studio da parte del suo “Osservatorio Ortofrutta”.

Molti gli spunti e i contenuti presenti al suo interno, e tra questi anche l’analisi della notorietà di brand che normalmente il grande pubblico si trova a incontrare quando va a fare la spesa nei mercati o nei supermercati, oppure attraverso i media.

La mia attenzione è stata attirata da un’indagine nella quale si chiedeva agli intervistati di citare qualche prodotto Dop o Igp del settore ortofrutticolo. Una “Top of mind spontanea” si legge. È il luogo, in fondo, dove tutti i brand vorrebbero stare, vale a dire in cima ai pensieri dei consumatori.

Il brand Ciliegie di Vignola Igp si posiziona al 7° posto tra quelli citati. Un risultato che, al netto del fatto che comunque ben il 75% degli intervistati non è stato in grado di elencare neanche una denominazione del settore ortofrutticolo – vede questa grande specialità in una posizione di tutto rispetto all’interno del nutrito gruppo di prodotti ortofrutticoli Dop e Igp  (106 al 2015 secondo l’ultimo Rapporto Ismea/Qualivita) che esistono in Italia. Al di sopra anche di nomi molto prestigiosi del settore, come il radicchio rosso di Treviso Igp, o altri che neanche compaiono nell’immagine (vedi sopra) del volume, come la pera dell’Emilia Romagna Igp, l’uva da tavola di Mazzarrone Igp, la patata di Bologna Dop o ancora la ciliegia di Marostica Igp.

CiliegieVignolaIgp

Considerando che nel caso della ciliegia di Vignola si tratta di un prodotto altamente stagionale, presente sul mercato solo per 2 mesi all’anno, battere tanti brand che sono in commercio anche per 6, 8, o 10 mesi all’anno, è un risultato che considero eccezionale. Se si pensa poi che nel caso di altre denominazioni o brand ci sono annualmente investimenti pubblicitari di milioni di euro, si capisce come i produttori di Vignola abbiano raggiunto, con impegni iniziati con la fondazione del Consorzio della Ciliegia tipica nel 1965, un grande risultato. È per questa lungimiranza che ancora oggi, nonostante la concorrenza allargata a tutte le zone di produzione ed il miglioramento qualitativo di queste ultime, i prezzi raggiunti tutti i giorni dalla ciliegia di Vignola sono superiori a ogni altra ciliegia.

Non c’è dubbio che tutto parte da una grande vocazione cerasicola delle terre di Vignola e dintorni, ma senza un’opera costante di marketing sono tante le regioni che non sono riuscite a valorizzare a dovere le loro pur buone produzioni ortofrutticole.

Vignola ci è riuscita, ma potrebbe fare di più se ci fosse la consapevolezza convinta da parte di tutti gli attori presenti sul territorio di avere un vero e proprio tesoro in casa propria, e che è interesse di tutti cooperare e collaborare per la buona riuscita. Quest’anno per tutte le varietà è possibile fregiarsi dell’Igp, ma nonostante questo sono ancora molti i produttori ed i distributori che pensano di evitare gli impegni che la certificazione comporta e continuano a sfruttare indirettamente il nome esistente senza muovere un dito per farlo crescere ancora di più.

Poiché il mercato ha iniziato a premiare le ciliegie di Vignola con l’indicazione di origine, il successo completo potrebbe essere molto più vicino di quanto si pensi. Solo a quel punto inizierà l’opera di difesa del marchio, che senza controllo subirebbe il destino della contraffazione che hanno subito tanti altri brand conosciuti dell’agroalimentare italiano.

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