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Kiwi Dorì. Risposta positiva in Italia, superate le previsioni iniziali

Kiwi Dorì

Si prevedono almeno 170 ettari già nel 2016 per il kiwi Dorì in Italia. Interesse crescente all’estero, anche in Nuova Zelanda, ma in questo caso ci sono degli ostacoli. L’intervista a Giampaolo Del Pane, presidente del Consorzio Dorì Europe.

Giampaolo Del Pane

Giampaolo Del Pane

A tre mesi dalla comunicazione ufficiale della nascita del Consorzio Dorì Europe, tutto sembra procedere per il meglio per questa nuova varietà di kiwi giallo tutta italiana. «La varietà AC 1536 è nata dopo un studio durato quasi 15 anni da parte dell’Università di Bologna, nella persona del prof. Costa Guglielmo, e di Udine nelle persone del dott. Cipriani e del prof. Testolin» ci dice Giampaolo Del Pane, presidente del nuovo Consorzio Dorì Europe e amministratore dall’azienda Summerfruit, titolare dei diritti della varietà e del marchio Dorì. La previsione iniziale era di arrivare almeno a 100 ettari di impianti per il 2016, ma questo primo obiettivo verrà decisamente superato.

Si può dire che Dorì possa entrare a far parte delle eccellenze agroalimentari italiane?

La nascita di questa nuova tipologia di prodotto è senz’altro uno stimolo per tutto il settore agroalimentare e siamo sicuri che nel giro di pochissimi anni entrerà a far parte delle eccellenze. Vorrei inoltre sottolineare che delle varietà di actinidia a polpa gialla Dorì è l’unica dove tutta la filiera parte dall’italia: costitutore, detentore del brevetto, vivaista e consorzio.

Quando, come e perchè nasce il Consorzio Dorì?

Il Consorzio Dorì Europe è nato ufficialmente il 27 gennaio 2016 dalla volontà dei soci fondatori (Summerfruit srl, Granfrutta Zani soc. Coop, Kiwiuno spa , F.lli Clementi srl E Summerkiwi France) di creare un gruppo di eccellenza che possa far produrre, commercializzare e far conoscere all’Italia, all’Europa e poi al mondo intero questa nuova varietà di kiwi giallo. L’unione di questi grandi produttori permetterà di affrontare con le spalle solide le sfide che un mercato globale come quello del kiwi giallo propone. L’idea di formare e mettere insieme delle aziende nei due emisferi che già hanno tutto quanto necessario allo sviluppo di una varietà, ha preso forma con questo Consorzio che si propone di divulgare Dorì in tutto il mondo. Ma in cantiere abbiamo già altre novità.

Quali gli obiettivi?

L’obiettivo di impianto è di 1000 ettari per emisfero, ma la velocità con la quale i produttori stanno rispondendo e l’interesse suscitato da questo prodotto da alcuni buyer ci fa pensare che probabilmente dovremo e potremo andare anche oltre.

Kiwi DorìAC1536

In Italia come stanno rispondendo i produttori?

Al momento abbiamo già superato i 120 ettari fra innesti già effettuati e prenotazione di piante, pertanto possiamo affermare che la risposta dei produttori è stata molto positiva considerando che il progetto è iniziato da appena 3 mesi. Chiuderemo il 2016 con almeno 160-170 ettari di impianti realizzati di questo nuovo prodotto.

Come li state informando?

Nei mesi scorsi abbiamo organizzato diverse serate di presentazione del prodotto in varie zone di Italia (da Latina a Verona) durante le quali abbiamo spiegato le caratteristiche del prodotto.

KiwiDorìSummerfruitE all’estero?

Il consorzio Dorì Europe include fra i soci fondatori anche la Summerkiwi France e presto entreranno altri soci spagnoli e/o portoghesi, questo perché crediamo che il kiwi Dorì sia un prodotto che possa soddisfare i consumatori di tutta Europa. La Summerfruit si è già mossa anche nell’emisfero Sud, soprattutto in Cile dove sono già stati impiantati circa 70 ettari e ne sono previsti altri 330 in due anni. E, ci sarebbe un grande interesse anche da parte di produttori neozelandesi, ma lì è impossibile entrare con una varietà di kiwi.

Per quale motivo?

Ci sono molti vincoli imposti dalla Nuova Zelanda, un paese che ospita un’azienda che, grazie a leggi locali, può gestire tutto il kiwi prodotto in quel paese in barba agli accordi di libero mercato. Per il prodotto actinidia deliciosa o chinensis che sia, da quel paese esce solo merce con una sola marca! Proprio non si riesce a capire perché nel 2016 ancora non esista la reciprocità e la UE, così come altri paesi produttori dell’emisfero Sud, non possano sviluppare le loro varietà di actinidia in Nuova Zelanda per poi esportare il prodotto. La reciprocità di posizione e di opportunità deve esistere. Diversamente, il mercato non è libero!

Parliamo di commercializzazione. I primi test sono andati molto bene, quali tempistiche vi state dando per la commercializzazione su larga scala e quali strategie adotterete?

Per il 2016 riteniamo di poter produrre intorno alle 120-150 tonnellate, cifra che vorremmo quintuplicare nel 2017 e aumentare di 20 volte per il 2018. Il nuovo prodotto è già stato presentato in maniera ufficiosa al Fruit Logistica di Berlino lo scorso febbraio riscuotendo molto interesse e successo da parte degli investitori esteri. A settembre parteciperemo ufficialmente come Consorzio Dorì al Macfrut di Rimini dove illustreremo le nostre strategie di commercializzazione.

La rete commerciale sarà in capo ai singoli partner o è prevista una struttura comune?

Inizialmente la commercializzazione sarà in capo ai singoli marketer, la realizzazione di una struttura comune dipenderà anche dalla crescita della produzione e del mercato.

Quali saranno i mercati target per la commercializzazione?

Oltre al mercato italiano, è sicuramente nostra intenzione esportare Dorì sul mercato russo e sul mercato asiatico dove i primi test effettuati hanno dato risultati di gradimento molto positivi.

Da qui a tre anni come vede posizionato il brand Dorì in Italia e in Europa?

Riteniamo nel giro di due anni di poter far conoscere Dorì su larga scala, grazie alle caratteristiche specifiche del nostro prodotto: colore giallo intenso, precocità di maturazione e soprattutto un gusto che non ha paragoni!

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