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Pomodoro di Pachino Igp. Allarme prezzi bassi

Pomodoro di Pachino Igp
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Autore Redazione

Prezzi alla produzione tra 80 e 90 centesimi al chilo per l’eccellenza. Chiaramida: “Occorre insistere”. Fortunato: “Servono nuovi atti concreti e urgenti”

A lanciare l’allarme è il Consorzio del Pomodoro di Pachino Igp. I prezzi alla produzione sono troppo bassi affermano il presidente Sebastiano Fortunato e il direttore Salvatore Chiaramida alla luce dei primi dati della nuova stagione agraria del pomodorino. “In questo momento infatti i prezzi liquidati ai produttori sono molto bassi e si aggirano tra gli 80 e i 90 centesimi al chilo per un prodotto di eccellenza, anche meno per un prodotto convenzionale – si legge in una nota del Consorzio -. Ad aggravare questo dato giunge la considerazione che sono sempre maggiori le quote di prodotto extracomunitario che arriva sui mercati europei a prezzi ridicoli”. Nei giorni scorsi, fa sapere il Consorzio, vi è stato anche un incontro con il parlamentare europeo e membro della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale Paolo De Castro, a cui è stata “rappresentata questa situazione che rischia di farsi ancora più critica alla luce del T.T.I.P.”.

La volontà del Consorzio è quella di non arrendersi e continuare sulla strada della valorizzazione e tutela del prodotto Igp, anche se sia Chiaramida che Fortunato non nascondono nelle loro dichiarazioni delusione e amarezza per l’attuale situazione. “Con la visita del Ministro Martina durante l’ultima campagna elettorale ci eravamo illusi di una sua vicinanza reale ai problemi dei nostri produttori, soprattutto quando parlava di Pachino come ‘esempio di laboratorio nazionale” afferma il direttore del Consorzio. Sulla stessa linea anche il presidente Fortunato: “La verità che quando la politica si interessa veramente delle difficoltà del settore, i risultati arrivano. E mi riferisco all’approvazione del famoso art.62 sulla disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessioni di prodotti agricoli, voluto fortemente dall’allora Ministro Catania, che dimostrò certamente coraggio e determinazione. Oggi occorrono nuovamente atti concreti e urgenti come questo per cercare di salvare la nostra serricoltura dal baratro”.

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