24 febbraio 2002

Aumenta la spesa per i pasti fuori casa

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Ricerca AcNielsen promossa da RiminiFiera sulle abitudini alimentari italiane
I pranzi fuori casa costano 36 mld di ?

RIMINI – I consumi di pasti fuori casa in Italia rappresentano un mercato da oltre 36 miliardi di euro con un aumento nel 2001 pari allo 0,7%. Lo rileva una ricerca dell?AcNielsen promossa da RiminiFiera e Federcoopesca, presentata alla 32ª Mostra internazionale dell?Alimentazione, in programma fino al 27 febbraio e inaugurata ieri dal sottosegretario per le Politiche agricole, Paolo Scarpa Bonazza Buora. Il fatturato disaggregato, pari a circa 70mila miliardi di lire, sottolinea la ricerca «Il cuore e la mente. Nuovi spazi di consumo», vede al vertice il consumo di secondi piatti (24.971,3 miliardi di lire), a seguire i fuori pasto (10.916,4 miliardi di lire), bevande (9.290), prima colazione (6.003,8), per le salse e i condimenti (4.720,01), primi piatti (4.052,9). L?incremento dei consumi è garantito principalmente dal fuori pasto (+0,4%), mentre sono in discesa i consumi per salse e condimenti (-0,1%) e prima colazione (-0,2%). Il settore alimentare è sottoposto a un?accelerazione e proliferazione crescenti, ma ci sono delle coordinate di fondo: la tendenza alla ricerca della purezza, del monogusto, del Doc; la tendenza all?ibridazione, all?accostamento e miscelamento di più prodotti, gusti e sapori. Non si tratta di una linea spartiacque tra due opposte tipologie di consumatori, bensì tra due opposte modalità di consumo: uno stesso soggetto potrebbe comportarsi da purista in relazione a certi ambiti alimentari e ricercare invece il cocktail o il mix più estremo in altri. Il consumatore purista ha propensione al «prodotto tipico» espresso nei suoi differenti marchi: Igp, Doc, Docg. Ad esempio, consuma caffè non più solo con l?indicazione del tipo di miscela, ormai data per acquisita, ma addirittura con quella del Paese d?origine quale elemento di incremento del valore percepito. Il biologico è un?altra declinazione per eccellenza del purismo sul nostro asse alimentare: ed in questo caso il purismo si estrinseca in una richiesta di incontaminazione e in un conseguente controllo a 360 gradi della filiera produttiva. Il consumatore «blended» è invece quello interessato all?ibridazione. Chiede al produttore e al commercializzatore di comporre un mix che sia il più rispondente possibile alle sue esigenze, mescolando armonicamente diversi gusti e sapori. Consuma ad esempio le salse, i cocktail, i mix di succhi di frutta ma anche biscotti allo yogurt e cioccolato. Persino in una categoria merceologica classica come quella della pasta di semola si delinea la tendenza al «blended»: la pasta agli spinaci, alle ortiche, al peperoncino, al curry, in cui l?ingrediente è già aggiunto nel processo di produzione. Oltre la metà delle famiglie italiane (53%) ha confidenza con i prodotti biologici (+43% nell?ultimo anno), con un trend di incremento nelle vendite (luglio 2001 su anno precedente) dell? 83%. A luglio 2000, 7,8 milioni di famiglie acquistavano prodotti biologici confezionati; un anno dopo sono diventate 10,9 milioni. Mentre 4,8 milioni di famiglie sono la nuova domanda. Insomma, oltre alla spesa da affrontare per mangiare fuori casa, la ricerca pone in risalto il cambiamento dei gusti degli italiani, ma anche una rinnovata attenzione verso il tema della qualità dei prodotti da acquistare.

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