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Packaging e Tecnologie Focus del mese

Ricircola, anche la plastica ha diritto a una seconda chance

Un progetto di filiera che coinvolge, tra gli altri, Ilip, Apofruit, Conad e i consumatori. Lo scopo è dare una nuova vita agli imballaggi

“La plastica è il materiale che la natura ha dimenticato di inventare”. Citando Paul John Flory, premio Nobel per la chimica nel 1974, Loris Giorgini, professore del Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna, ha aperto oggi, 6 maggio, il webinar finalizzato a presentare il progetto Ricircola. Progetto che punta a migliorare la gestione delle vaschette alimentari in plastica a fine vita tramite l’integrazione e la responsabilizzazione di tutti gli attori della filiera. Ha pertanto coinvolto Ilip in qualità di produttore di imballaggi, Apofruit e Amadori in qualità di utilizzatori delle vaschette, Conad in qualità di distributore. Ultimo e strategico anello della filiera, il consumatore.

“L’industria dei polimeri – ha ricordato Giorgini – non produce rifiuti. E’ la mala gestione della plastica a creare problemi”. Secondo il professore, sono quattro gli ambiti su cui il mondo della ricerca e dell’industria può lavorare per migliorare la situazione: rendere i materiali plastici più duraturi – dunque occorre studiare nuove formulazioni – lavorare sull’eco-disegn per progettare imballaggi più adeguati al recupero e al riciclo – dunque mono-materiali o materiali facilmente separabili – sviluppare tecnologie per il riciclo dei polimeri e utilizzare fonti rinnovabili per produrre biopolimeri. “Su quest’ultimo ambito – ha spiegato – c’è grande spazio di manovra. A oggi sono solo dieci le tonnellate di biopolimeri prodotti, il che equivale all’1,6% rispetto al totale dei polimeri immessi sul mercato”.

Il progetto Ricircola in sintesi

Nato da un’idea del team di ricerca guidato da Augusto Bianchini del Dipartimento di ingegneria chimica dell’Università di Bologna, il progetto Ricircola ha posto le sue basi su un assunto: “La plastica – ha sottolineato Bianchini –  si disperde nell’ambiente perché è mal gestita”. In pratica, il progetto è così congegnato: le vaschette in rPet prodotte da Ilip con contenuto minimo di riciclato totale dell’80% sono state utilizzate per imballare i prodotti di Apofruit (uva) e Amadori (pollo) e sono state integrate di sensori Rfid (Radio-frequency identification). Tale tecnologia ha consentito di tracciare le vaschette lungo la catena distributiva in tre punti vendita Conad della Romagna e nel processo di logistica inversa in cui ha avuto un ruolo chiave il consumatore, il quale doveva riportare gli imballaggi nel luogo di acquisto una volta consumato il prodotto. A Hera il compito di trasportare le vaschette riconsegnate dal punto vendita all’impianto di riciclo di proprietà di Ilip per dare loro una seconda vita. 

Il ruolo chiave dei consumatori

Per incentivare la collaborazione dei consumatori, è stato loro destinato uno sconto di un euro per ogni cinque vaschette restituite. Nei due mesi di vita del progetto, in tutto sono state riconsegnate 1.162 vaschette, il che equivale a un tasso di ritorno del 10% per gli imballaggi utilizzati da Apofruit e dell’8% per quelli di Amadori. Dalla sperimentazione sono emersi alcuni spunti di riflessione: le vaschette sono state riconsegnate in particolare nelle giornate di venerdì e sabato (il 47% del totale); la ri-consegna si è intensificata man mano che il progetto progrediva, ossia pochi ritorni nelle prime settimane, molti tra la settima e l’ottava. Inoltre, da un sondaggio fatto alla conclusione del test, è emerso che solo il 7% dei partecipanti ha preso parte all’iniziativa per il rimborso economico: per il 67% la scelta è stata guidata dal prodotto, per il 26% dalla volontà di aiutare l’ambiente. Infine, l’86% degli intervistati ha dichiarato che avrebbe riconsegnato le vaschette anche per meno denaro o senza rimborso e il 97% sarebbe disposto a riconsegnare gli imballaggi abitualmente.

Ricircola aumenta l’efficienza del recupero del 120%

L’Università di Bologna ha quantificato la sostenibilità ambientale del progetto tramite la valutazione di alcuni indicatori che hanno permesso di ottenere un confronto numerico rispetto all’attuale gestione delle vaschette alimentari in plastica e anche con packaging realizzati in diverso materiale, al fine di valutarne gli effettivi impatti sull’ambiente. Valutando il contenuto di riciclato, la quota riciclabile, le modalità di gestione del rifiuto e la longevità della plastica riciclata, la vaschetta Ricircola risponde ai requisiti dell’economia circolare. Dalle analisi è emerso che, rispetto all’attuale gestione della plastica, il modello proposto da Ricircola consente di aumentare l’efficienza di recupero della plastica del 120%, grazie alle modalità di raccolta e separazione del rifiuto, che consentono un flusso di materiale post-consumo senza contaminanti. Il che facilita il riciclo e le sue prestazioni.

“Se si proiettano i risultati ottenuti per un anno – ha spiegato Bianchini – emerge come sia possibile ridurre gli impatti dell’attuale gestione della plastica a fine vita senza privarsi dei benefici insostituibili di questo materiale, soprattutto nelle applicazioni come packaging alimentare”. In altre parole, il prolungamento del progetto su dodici mesi potrebbe determinare un aumento del 126% della plastica riciclata, una riduzione del 57% del rifiuto inviato in discarica e la sostituzione del 36% di plastica vergine con plastica secondaria.

“La plastica – ha concluso Giorgini – è un materiale ad altissimo valore, ma bisogna usarla e gestirla con intelligenza”.

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