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Packaging e Tecnologie

Trasporto e logistica nell’ortofrutta: il ruolo dell’intermodalità

logistica e trasporti

Normativa, scenario politico, fluttuazioni, hanno un ruolo centrale nella logistica e nel trasporto di frutta e verdura. L’obiettivo è l’intermodalità

Il trasporto e la logistica dei prodotti ortofrutticoli sono forse i due anelli più delicati della filiera. Perché se è vero che il trasporto di frutta e verdura freschi non è contemplato dalla normativa ATP – ossia gli Accordi internazionali sul trasporto delle derrate deteriorabili – è altrettanto vero che si tratta di un trasporto delicato, che richiede temperature controllate, veicoli idonei, operazioni dedicate, quali il lavaggio e la sanificazione dei mezzi utilizzati, al fine di scongiurare pericolose contaminazioni della merce.

Non solo: anche lo scenario socio-politico ha ricadute importanti: basti pensare all’import-export di frutta e verdura, una voce importante della bilancia commerciale – ogni anno milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli attraversano i confini italiani sia in uscita sia in ingresso – che necessita di piattaforme logistiche efficienti, con strutture in grado di garantire adeguate temperature, il giusto stoccaggio, i controlli sanitari e via discorrendo.

Ma non si può dimenticare che si tratta di uno scenario soggetto a fluttuazioni: secondo i dati Istat, le esportazioni italiane nel 2018 avrebbero registrato un calo del 4% dovuto (soprattutto) agli avversi fattori climatici. A cui si sommano, ragionando sul futuro, tutti i quesiti del caso – Brexit, embargo russo, dazi sui prodotti italiani da parte degli USA, etc – che generano incertezza: l’export dei prodotti ortofrutticoli italiani subirà ulteriori tonfi?

Restando nei confini nazionali, invece, meritano di essere analizzati i mutamenti degli assetti distributivi: come è noto perdono di rilevanza i mercati rionali e si rafforza il canale moderno, dunque la Gdo. Mutamenti che, indubbiamente, producono effetti sulla filiera, perché pongono maggiore accento sugli aspetti logistici e distributivi, che impongono l’introduzione di standard qualitativi, di obblighi di certificazione, di omologazioni, di procedure tra fornitori e clienti: da un lato le merci viaggiano più sicure e controllate, dall’altro per i trasportatori aumenta la burocrazia, aumentano i costi.

Il sistema intermodale è la chiave

È chiaro che quando si fa riferimento al trasporto e alla logistica dei prodotti ortofrutticoli, per avere un quadro completo, occorre fare riferimento al sistema intermodale – trasporto su gomma, su ferro, via mare, cargo – ed è dunque necessario trattare separatamente ogni singola voce con le proprie peculiarità. Generalizzando, comunque, si può asserire che la qualità del servizio è notevolmente migliorata negli ultimi anni, ma sono ancora necessari ingenti investimenti: non si dimentichi che tutte le normali operazioni logistiche – stoccaggio, rottura del carico, tecniche di immagazzinaggio – per i prodotti ortofrutticoli sono complicate dal fattore tempo. I tempi commerciali, in altre parole, non possono prescindere dai tempi biologici del prodotto.container

Ne consegue che l’ottimizzazione dei flussi di merci – dal fornitore al centro di distribuzione e da questo al punto vendita – è la sfida di oggi e di domani. Detto questo, sul fronte del trasporto via mare, negli ultimi anni le navi con le stive in cui trasportare frutta e verdura si sono di fatto estinte, lasciando il posto ai container refrigerati, i quali oggi sono in grado di coprire la stragrande maggioranza dei trasporti marini. Ad accoglierli, sono necessarie strutture portuali all’insegna dell’avanguardia: i porti italiani si stanno attrezzando, ma c’è ancora parecchio da fare, occorre fare i conti con la blockchain, la connessione, con la logistica in chiave 4.0, perchè non si dimentichi che la logistica è materia in costante ridefinizione.

Quanto al trasporto su ferro, resta non pervenuto. Sebbene da anni sia indicato come la panacea di tutti i mali – il trasporto merci su rotaia dovrebbe essere la scelta green per eccellenza, perché toglierebbe un numero ragguardevole di mezzi pesanti dalle strade, decongestionando così il traffico, diminuendo le emissioni in atmosfera, ottimizzando i tempi – di fatto resta utopia. Basti pensare al dibattito in tema di TAV, per comprendere che gli scogli da superare non sono solo di natura tecnica, ma anche culturale e politica.

Infine, seppur sempre bistrattato, tocca al trasporto su gomma – per lo meno per quanto riguarda le percorrenze regionali – fare “il grosso”. I mezzi adibiti al trasporto di frutta e verdura devono (ma forse il condizionale è ancora d’obbligo) essere dotati di una strumentazione altamente tecnologica che permetta di monitorare la temperatura e tutte le fasi del trasporto, carico/scarico, viaggio. Va detto che la maggior parte degli spedizionieri oggi è in grado di offrire servizi avanzati grazie alla normativa vigente e alla crescente connettività dei mezzi, che permette il monitoraggio della flotta da remoto. Ma sono due i temi centrali per il futuro: da un lato la richiesta sempre più stringente di mobilità sostenibile anche nel lungo raggio e non più solo nell’ultimo miglio – il diesel è demonizzato, l’elettrico inizia a fare capolino anche sui mezzi pesanti – dall’altro la redditività degli autotrasportatori, che devono fare i conti con le richieste del mercato – che chiede maggiori investimenti – e con la concorrenza sleale, che azzera i margini di guadagno. Il rischio è che i crescenti costi di trasporto e logistica debbano essere spalmati lungo tutta la filiera.

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