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Si tratta, Caar verso la resa

Prosegue la battaglia tra i grossisti e il Comune di Rimini

http://www.omniway.sm/omni_news/get_news.php3?PARAM=11256&CDTEST=1&CAT=Cronaca%20Rimini

RIMINI – Una trattativa degna delle più estenuanti maratone fra palestinesi e israeliani, è iniziata ieri fra i rappresentanti del Caar e i legali dei “dissidenti”. La tenda è piantata nelle campagne di San Vito, sotto i padiglioni di quel Centro Agroalimentare aperto da lunedì scorso ma ancora desolatamente vuoto. O quasi. Al tavolo di “Caar David” siedono in ordine rigorosamente alfabetico Ettore Bontempi, presidente in pectore del Caar (la nomina avverrà lunedì di buon’ora), Massimo Busi direttore, Antonio Smurro (vicepresidente in pectore anch’egli?), l’avvocato Gianluca Spigolon, e il ragioniere Paolo Damiani, che del Caar è colui che tiene i conti. Dall’altro capo, i bellicosi avvocati dei dissidenti (Ariani, Muccioli e Pucillo), l’imprenditore Guido Domeniconi e Ruggero Soli, presidente del sindacato Unico. All’ordine del giorno: trovare la formulazione di un nuovo contratto che salvi capra e cavoli (non a caso siamo nel settore agroalimentare). Clausole meno vessatorie, da un lato; ingresso senza esitazioni al Caar dall’altro. “Stiamo finalmente dialogando – dicono i legali di Unico – non c’è più il muro contro muro e si respira un’aria più leggera rispetto alla precedente gestione del Caar”. Dove, a dire il vero e per il momento, è cambiato solo il presidente. La prima sessione di lavori si è aperta alle 10,30 del mattino: una seduta in cui ci si è guardati negli occhi per la prima volta dopo mesi, ci si è stretti la mano confermando da una parte e dall’altra la volontà di arrivare a un accordo entro pochi giorni. E soprattutto si è stabilito un calendario rigoroso di lavori fino a domenica. Ogni giorno due sedute, ognuna delle quali per trattare un singolo punto tecnico. Dunque i punti controversi sono una buona manciata. Ultimo fra i temi da affrontare, una volta raggiunto l’accordo sul resto, sarà la proroga dell’apertura del vecchio mercato delle Celle: due settimane sono sufficienti per trasferire le aziende, è il pensiero dei tecnici. Servono almeno due mesi, è l’idea della controparte. Lunedì 18 novembre è stata convocata la seduta del nuovo CdA che dovrà procedere alla nomina di presidente e vice, e soprattutto dovrà esaminare la proposta di contratto frutto dei lavori sotto la tenda e – si presume – già condivisa dalle due parti in causa. Che a questo obiettivo vogliono arrivare. Poi, si prevede alle 11,30 la firma del contratto da parte di Unico. Arrivando a lunedì si conteranno sette albe di “mercato abusivo” alle Celle. Ma non finisce qui, perché – come abbiamo visto – dal momento della firma del contratto passeranno altre settimane perché gli ormai ex ribelli possano lavorare a San Vito. Celle frigorifere da acquistare e installare, uffici da attrezzare, materiali da immagazzinare. Anche a Palazzo Garampi si scontrano due scuole di pensiero. C’è chi, come il sindaco – convinto ieri pomeriggio dai capigruppo di maggioranza – è in linea di principio per una riapertura dei termini. Per iscritto, è ovvio. Ma riapertura, per evitare che la situazione del “mercato abusivo” si perpetri sotto gli occhi, a quel punto impotenti, del Comune. Come dire: di brutte figure, in questa vicenda, ne abbiamo già collezionate troppe per poterci permettere di chiudere in bruttezza. E c’è chi, come l’assessore Gamberini (ma non solo lui) spinge per non muovere una virgola. Per tenere alta la pressione ed evitare sorprese. In serata, intanto, commercianti e operatori agricoli si sono avvicinati a loro volta ad un accordo. Accordo importante , perché sancisce chi e come può utilizzare le aree. E di azioni di forza, intanto, non parla più nessuno.

Data pubblicazione:15-11-2002

Contro-contrordine. Anzi no
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RIMINI – Al confronto, il turbillon di riunioni che hanno contrassegnato la nascita (e la morte immediatamente successiva) di Adria, sono state poco più che un allenamento. Oramai per il Comune e gli amministratori pubblici la vicenda del Caar si è trasformata in una faticosissima corsa contro il tempo e per evitare che la brutta figura si trasformi in una Caporetto. Riunione del sindaco con il prossimo neo presidente Ettore Bontempi ieri mattina prima delle 8. Riunione con i capigruppo di maggioranza alle 18.30. Riunione serale nuovamente con l’avvocato Bontempi, il vicesindaco e l’assessore Gamberini in serata. Il tutto, fra una telefonata e l’altra con il comandante della Polizia municipale, che “attendato” al Caar aspettava solo il via libera per sigillare il vecchio mercato. Ordini e contrordini, a volte anche contraddittori, si sono susseguiti per tutta la giornata, con un occhio rivolto al tavolo delle trattative e l’altro all’evolversi della situazione interna, dove le “colombe” hanno oramai avuto la meglio sui “falchi”. Una normale giornata di “confusione politico-agricolo-amministrativa”. In serata qualcuno aveva ancora voglia di scherzare. “Se sono rose… fioriranno”. Almeno quelle, al Caar, le vendono già.

Data pubblicazione:15-11-2002

Niente chiusura Resta tutto così com’è
http://www.omniway.sm/omni_news/get_news.php3?PARAM=11255&CDTEST=1&CAT=Cronaca%20Rimini

RIMINI – Doveva essere il giorno dell’azione di forza. Secondo la scaletta riproposta fino alla noia dal sindaco e dal Comune nei giorni scorsi, alle 16 di ieri il Caar doveva essere definitivamente sgomberato. Non è successo niente. Anzi. E’ successo quello che era stato escluso nella maniera più assoluta: il “mercato chiuso da sabato 9” di cui ha sempre parlato il sindaco, non solo ha continuato a lavorare, ma con ogni probabilità da lunedì tornerà ad operare regolarmente. Anche se solo per il tempo strettamente necessario al trasferimento delle attività. Se le trattative un po’ bizantine di ieri approderanno dove tutto lascia presagire, ci sarà tempo per i commenti e le analisi della situazione che si è venuta a creare in questi giorni in città. Ma anche per fare chiarezza su quei punti che anche ieri Gioenzo Renzi (An) ha sottolineato in una lettera al sindaco, all’Ausl e al prefetto. Lettera in cui si torna a parlare del Caar e della mancanza di autorizzazioni sanitarie.

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