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Biologico: cambiano le abitudini alimentari

Un’indagine AIAB-Demoskopea descrive i nuovi modelli di consumo e la crescente attenzione per i prodotti biologici, in particolare la frutta fresca

Comunicato stampa AIAB

SONDAGGIO DEMOSKOPEA: “GLI ITALIANI E I PRODOTTI BIOLOGICI”.
IL 40% NON MANGIA PIU’ LA CARNE. IL 60% CHIEDE MAGGIORI INFORMAZIONI.

L’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) rende noti i nuovi dati relativi alle aziende che producono biologico in Italia aggiornati al 31-12-2000. Sono 54.674 le bio-aziende nel nostro Paese contro le 49.188 del 1999 con un incremento dell’11% e le superfici coltivate hanno ampiamente superato il milione di ettari, confermando così la leadership italiana in Europa.
“Si tratta di una crescita continua e consistente – ha dichiarato il Presidente dell’AIAB, Vincenzo Vizioli – che assume un valore ancora più significativo se confrontata con l’andamento dell’agricoltura convenzionale nella quale si registra una diminuzione sia di aziende che di superfici coltivate. Particolarmente significativo – continua Vizioli – è l’aumento delle aziende di trasformazione, che non ricevono aiuti, che quest’anno è stato maggiore che negli ultimi anni (quasi il 45%). Ciò dimostra oramai la maturità di un comparto in grado di confrontarsi con successo con il mercato”.
L’AIAB rende nota inoltre una ricerca condotta nell’aprile-maggio 2001 della Demoskopea attraverso interviste non telefoniche ma “face to face” su un campione di 1.000 individui sul tema del “rapporto tra gli italiani ed i prodotti biologici”.
Una premessa è costituita dall’effetto “mucca pazza” e dalla preoccupazione per l’immissione sul mercato di prodotti geneticamente modificati. Per quanto riguarda la “mucca pazza” è rilevante l’effetto non congiunturale di questo fenomeno sulle abitudini alimentari delle famiglie italiane: infatti, il 40% degli adulti dichiara di aver eliminato completamente il consumo di certi alimenti (carne 39% e insaccati, sughi, dadi, ecc. 2%), mentre un altro 40% ha introdotto alimenti alternativi (carne bianca 16%, pesce 8%, verdure 6%, carni controllate/certificate 5%); infine il 26% dichiara di aver eliminato parzialmente certi elementi (in sostanza diminuendo il consumo di carne in genere o di carni rosse specificamente).
Per quanto riguarda gli OGM, il 54% degli adulti è convinto che la loro introduzione sul mercato spinga al consumo di prodotti biologici, percentuale che sale a ben il 68% se ci si riferisce agli attuali consumatori di prodotti biologici.
Ma non sono solo queste “emergenze” che stanno comportando la crescita della conoscenza e del consumo dei prodotti “bio”.
Da un lato la conoscenza spontanea di prodotti biologici appare assai significativa: il 73% degli intervistati dà definizioni sostanzialmente corrette su tali prodotti, indicandone spontaneamente alcune caratteristiche chiave (il non utilizzo della chimica ed in particolare di pesticidi tra i metodi di coltivazione, a favore invece di metodi naturali, e la maggior naturalità complessiva di tali alimenti); il 22% ne dà definizioni generiche (“sono salutari, genuini, più sicuri, ecc.”) ma non inesatte e coloro che ne hanno idee totalmente errate sono un’assai esigua minoranza del campione.
Ma quanti sono i consumatori effettivi di prodotti biologici? La ricerca consente di dare una risposta aggiornata a tale interrogativo. Il 38% degli adulti ha consumato almeno una volta un prodotto in versione biologica, in bassa misura (circa 1/6 restando delusa dell’esperienza) e in misura nettamente maggioritaria diventando consumatore regolare dei prodotti “bio” (nella misura del 23% del totale adulti). Va aggiunto tra l’altro che la principale motivazione della delusione attiene ad insufficienza organolettica e cioè ad un inadeguato sapore/gusto dei prodotti biologici provati.
Peraltro, il mercato potenziale del “bio” appare assai più rilevante: infatti, sommando coloro che hanno consumato almeno una volta prodotti biologici – e che pensano di riacquistarli in futuro (27%) – e coloro che pur non essendo consumatori sono tentati/interessati/intenzionati a provare prodotti “bio”, il totale di questi soggetti – che potrebbero essere definiti “i coinvolti” – sfiora la metà del totale adulti (per l’esattezza il 48%: in crescita di quasi il 10% nell’ultimo anno).
Un altro elemento interessante riguarda la natura dei consumatori attuali di prodotti biologici, i quali sono presenti sopra la media tra le donne (il vero “sesso forte” dei consumi non solo alimentari), i 25-44enni, i soggetti di classe medio-alta e alta e un po’ meno i soggetti di classe media, i diplomati e specialmente i laureati, i residenti delle regioni del centro-nord (con particolare rilevanza del nord-ovest) ed infine coloro che hanno in famiglia bambini/ragazzini dei due sessi fino a 11 anni di età. Di conseguenza, come è evidente, il profilo dei consumatori appare assai avanzato e concentrato nelle aree geografiche e nelle fasce di età più avanzate e modernizzate.
Ma quali sono i tipi di prodotti biologici più consumati? La classifica mostra l’assoluta leadership della frutta fresca e subito dopo della verdura, seguite a distanza dall’insieme pasta/riso/cereali e – quasi a pari merito – dalla marmellata, dai biscotti, dalle uova, dai cereali per la prima colazione. Un po’ più in basso si collocano i prodotti a base di soia, il latte, l’olio, lo yogurt, il pollame, la mozzarella, per chiudere con i succhi di frutta, il vino e la frutta secca.
Ma qual è l’immagine, a livello di vissuto collettivo, dei prodotti biologici (ovviamente migliore e più consolidato tra gli attuali consumatori regolari rispetto al totale della popolazione)? Il primo valore riconosciuto ai prodotti “bio” è la loro ecologicità, capacità di preservare la natura e la salute dei consumatori; seguono la naturalità e la qualità percepita più elevata; al di sotto del 66% del totale campione troviamo la durata più breve, le qualità nutrizionali meglio conservate, la maggiore freschezza, il controllo ufficiale, il grande valore energetico, il sapore migliore. Solo una minoranza ritiene che si tratti di una moda o esprime dubbi sull’effettiva biologicità dei prodotti.
Il risultato è che si nota una significativa propensione della popolazione (ed ovviamente in particolare dei consumatori) per quel che attiene al prezzo, che mediamente è accettato essere superiore a quello dei prodotti non biologici certificati nella misura dell’8%.
Infine, il grado di informazione dichiarato da parte degli italiani adulti: malgrado il concetto di biologico sia chiaramente presente nella testa della grandissima parte dei consumatori, solo il 39% si reputa abbastanza o molto informato in materia (il che avviene più della media tra i laureati ed i diplomati, tra i soggetti di classe medio-alta ed alta e nelle regioni centrali). In effetti il 61% desidera maggiori informazioni.

Ben l’87% degli italiani sa che un alimento per essere considerato biologico deve essere anche certificato. La valutazione degli italiani è che ci debba essere un ente certificatore specializzato, anche se nella stessa misura indicando il produttore come in grado di autocertificarsi, con una minoranza che indica il Ministero della Sanità come possibile fonte di certificazione.

“E proprio per venire incontro alla pressante richiesta di garanzie ed informazioni da parte dei consumatori l’AIAB organizzerà anche quest’anno una Giornata nazionale per promuovere e far conoscere i prodotti dell’agricoltura e della zootecnia biologica, la manifestazione, che si chiama BIODOMENICA, si svolgerà il 7 ottobre prossimo, e si svolgerà in oltre cento piazze italiane e, per la prima volta, vedrà coinvolti anche i Paesi del bacino del mediterraneo (Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Slovenia, Israele, Egitto?). L’obiettivo della manifestazione è quello di portare sempre più agricoltori a scegliere il biologico, perché da opportunità per pochi si trasformi in un’occasione per tutti – conclude Vincenzo Vizioli, prediente AIAB”.

Ufficio Stampa AIAB
Roma, 14 Giugno 2001

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