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Logistica e Trasporti

Rischio carbon tax, timore noli in risalita

La tassa, allo studio, potrebbe ricadere interamente sul costo delle spedizioni. Intanto l’Ue approva i contributi per l’intermodalità

Dell’introduzione di una carbon tax sui carburanti marittimi se ne sta discutendo a Londra in queste ore alla riunione del Marine environment protection committee (6-10 giugno 2022) dell’Imo (International maritime organization).

A preoccupare i cargo owner, ossia i caricatori che muovono le merci lungo le supply chain mondiali, i quali stanno prendendo parte al meeting manifestando il proprio dissenso, è l’esito che la tassa potrebbe avere sui noli marittimi. In altre parole, si teme che i costi per le spedizioni via mare possano tornare a crescere.

In che cosa consiste la tassa

La tassa allo studio, che prevederebbe anche l’introduzione di un’area Seca (Sulphur emission control area), ossia un’area di controllo delle emissioni nel Mediterraneo, e che comporterebbe il raddoppio dei costi dei carburanti tradizionali, avrebbe lo scopo di incentivare il passaggio ai combustibili più sostenibili, dunque in grado di generare minori emissioni di Co2.

Il timore è che i maggiori costi di trazioni delle navi si ribaltino direttamente sul valore dei noli marittimi e quindi sul costo delle spedizioni.

Per i caricatori il conto è già salato

I gravi ritardi delle navi portacontainer che si sono registrati dal 2020 e oggi hanno già messo a dura prova i conti economici di caricatori e spedizionieri a livello globale: secondo il rapporto Global liner performance di Sea Intelligence, società danese di consulenza di shipping, le perdite sarebbero comprese tra i cinque e i dieci miliardi di dollari.

Nel rapporto viene calcolata la percentuale di carico spedita in ritardo: 20% prima della pandemia, fino al 70% negli ultimi mesi di quest’anno.

Intermodalità, la Commissione europea approva i fondi

Nel frattempo, in Europa, ci sono buone nuove in tema di intermodalità. Lo scorso 7 giugno 2022, infatti, la Commissione europea ha fatto sapere di aver approvato il ferrobonus italiano, ossia il contributo di 55 milioni stanziato dal Governo per favorire il trasporto combinato strada-rotaia.

Il provvedimento, che rientra tra gli investimenti previsti dal Pnrr (Piano italiano per la ripresa e la resilienza), prevede sovvenzioni in forma diretta agli operatori degli interporti e dei terminal intermodali per il passaggio del trasporto su gomma a quello su rotaia.

Il piano, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2026, nella pratica ha lo scopo di rinnovare le attrezzature intermodali nelle strutture, dunque gru a portale, impilatori e veicoli da manovra.

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