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Coldiretti: senza braccianti stranieri cala il lavoro nei campi

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Autore Redazione

Prandini: “Bisogna ripensare ad uno strumento per il settore agile e flessibile che tagli la burocrazia e generi opportunità”

Il calo delle posizioni lavorative in agricoltura dipende dai necessari vincoli posti alle frontiere ai braccianti dall’estero che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese.

E’ quanto afferma la Coldiretti commentando i dati della Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l’Inps, l’Inail e l’Anpal. Nota che evidenzia una contrazione in agricoltura di ottomila posizioni lavorative al 30 giugno 2020 in confronto alla dinamica dei flussi dei primi sei mesi del 2019.

“Nonostante il lockdown, nelle campagne il lavoro non si è mai fermato ma – denuncia la Coldiretti – a pesare sui raccolti è stato il mancato arrivo di braccianti che non è stato accompagnato da misure per favorire l’accesso al lavoro degli italiani. Misure quali l’introduzione di voucher semplificati per consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà. Una esigenza che vale anche oggi con l’inizio delle campagne di raccolta della frutta autunnale e la vendemmia in piena ripresa della pandemia in Europa e il vincolo della quarantena che frena l’arrivo dei lavoratori stranieri”.

“L’Italia non può permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia”, afferma il presidente la Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare che “bisogna ripensare a uno strumento per il settore agile e flessibile che tagli la burocrazia e risponda soprattutto ad un criterio di tempestiva e disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa considerato il periodo di crisi”.

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