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Nocciole: produzioni dimezzate nel Viterbese

nocciole

Fabio Torre: “Previsioni sulla base delle potature eccezionali per i rami secchi e l’eventualità di un’altra estate siccitosa”

Come sarà la campagna 2023 delle nocciole nel Viterbese, una delle zone corilicole più vocate e produttive d’Italia? Myfruit.it lo ha chiesto a Fabio Torre, dell’omonima azienda da quattro generazioni attiva nel settore. Cominciarono infatti in Liguria i bisnonni degli attuali titolari Fabio e Giovanni, poi l’attività si è trasferita nel Lazio, dove è nata appunto la Fabio Torre di Fabrica di Roma (Viterbo), storica realtà attiva nella lavorazione delle nocciole. Un’azienda che ancora oggi vede alla guida i due fratelli, i quali continuano quella che è una tradizione di famiglia dalla seconda metà dell’Ottocento.

Fabio Torre commenta: “Quest’anno nel Viterbese prevediamo un raccolto di circa il 40-50% in meno rispetto a un’annata nella norma. Raccolto che per questa zona varia tra le 40 e le 50mila tonnellate. Quindi non prendiamo nemmeno in considerazione annate eccezionali come il 2020, quando nell’intero areale abbiamo registrato circa 55mila tonnellate”.

Le cause? Presto dette. “Quest’anno – riferisce Torre – non abbiamo avuto gelate importanti, ma le eccezionali potature effettuate dai nostri agricoltori e necessarie per eliminare i rami secchi conseguenti al clima torrido della scorsa estate, purtroppo daranno una perdita nella produzione tra il 20 e il 25%. L’altro 20% in meno potrebbe invece essere determinato dall’estate siccitosa e calda, che ci viene prospettata”.

Passando poi alla situazione produttiva in Turchia, visto che proprio questo Paese (che è il maggiore produttore al mondo di nocciole) genera sostanzialmente il listino corilicolo mondiale, Torre osserva: “La Turchia ha avuto un raccolto 2022 di circa 700-750mila tonnellate. Quest’anno le previsioni ci dicono che sarà più o meno uguale. Lo scorso anno il prezzo delle nocciole turche sgusciate, già a fine agosto, è partito a livelli di 5,00-5,30 euro il chilo, con qualità discreta, il che non ha permesso alle nostre nocciole di avere lo stesso trend commerciale. La produzione nazionale, infatti, ha sofferto del grande caldo estivo e i frutti sono risultati di una taglia medio-piccola, quindi penalizzati in termini commerciali. Senza considerare poi le speculazioni mirate a creare ulteriori difficoltà negli scambi, a esclusivo vantaggio delle nocciole d’importazione”.

Ma non è tutto. Torre aggiunge: “Ultimamente c’è, da parte della Turchia, una certa volontà a sostenere il proprio mercato, ma forse non riusciranno nel loro intento, perchè hanno ancora molto prodotto da vendere e gli effetti negativi della pandemia non sono terminati. Per quanto ci riguarda, dobbiamo puntare sempre a una qualità costante e migliore; le nostre nocciole, per fortuna, si prestano naturalmente a tale scopo, grazie a una intrinseca elevata qualità e anche alla cura dei nostri agricoltori. Per questo riusciamo a vendere con una differenza di prezzo di circa 0,50 euro il chilo in più rispetto alle turche, anche se ogni giorno tutto è più difficile”.

Torre, poi, interviene in tema di biologico. “Le nocciole italiane bio – afferma – costano sempre troppo care rispetto a quelle turche; la differenza di prezzo fra il biologico e il convenzionale non dovrebbe superare la soglia di 1 euro il chilo per essere assorbita dal mercato”.

Quanto alla sua attività, Fabio Torre conclude: “Oggi lavoriamo circa quattromila quintali l’anno di nocciole, soprattutto del Viterbese. Produciamo un’ampia gamma di semilavorati, destinati principalmente ad industrie dolciarie e a laboratori artigianali”.

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