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Mandorla d’Avola: nessun compromesso sui prezzi

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Paolo Santoro: “Il nostro prodotto costa di più ma vale anche di più. Auspicando che il comparto della confetteria riprenda presto”

“L’emergenza pandemica ha dato senz’altro una mazzata al comparto della Mandorla d’Avola, dal momento che le cerimonie, specialmente i matrimoni, in questi due anni sono state spesso rimandate. Ora, ci auguriamo che al più presto tutto possa ritornare alla normalità, ma i problemi non stanno tutti qui”. A dirlo è Paolo Santoro, responsabile commerciale di MandorlAvola Tossani, azienda nata nel 2001 ad Avola (Siracusa) e specializzata nella lavorazione della Mandorla d’Avola, con macchinari unici ed all’avanguardia, in grado di sgusciare ottomila chili al giorno, equivalenti a circa 350 tonnellate di prodotto sgusciato l’anno.

“Il Covid – riprende Santoro – ha sicuramente dato una grande mazzata a tutto il segmento della Mandorla d’Avola, dal momento che la confetteria continua a rimanere lo sbocco principale per questo prodotto. In realtà, ci sono tantissimi impieghi che si possono fare con le nostre mandorle, ma spesso l’industria sceglie mandorle di altre provenienze perché, rispetto a quelle d’Avola, hanno un costo decisamente inferiore. Eppure, è inconfutabile che le nostre mandorle sono le migliori e non contengono aflatossine, come provano numerose analisi. Inoltre, si presentano ideali per la confetteria perché la loro forma è perfetta, sembra quasi stampata. Ci sarebbe bisogno di fare maggiore comunicazione – sottolinea Santoro – sulla salubrità delle nostre mandorle, per educare il consumatore a fare scelte consapevoli. Qui in zona tutti conoscono la loro superiorità, ma la maggior parte dei consumatori non conosce le differenze”.

Come si comporta quindi chi è specializzato nella lavorazione della Mandorla d’Avola e ha trascorso quasi due anni con l’emergenza Ccovid? “Ci auguriamo – prosegue Santoro – che la pandemia finisca al più presto e che riprendano a pieno regime anche le aziende di confetteria. Una curiosità, tra l’altro, è che questo settore è molto più sviluppato in Francia rispetto all’Italia, tanto che noi vendiamo molte più mandorle Oltralpe. Non pensiamo comunque a svenderle, anche perché la Mandorla d’Avola si mantiene perfettamente per alcuni anni, se conservata in modo adeguato. La difficoltà di quest’ultimo periodo – conclude Paolo Santoro – è stata anche dovuta al fatto che è cambiato il modo di acquistare da parte di chi lavora il nostro prodotto: non si fanno più scorte e si effettuano solo piccoli acquisti, per la paura generalizzata di nuove chiusure o limitazioni, che auspichiamo termini al più presto”.

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