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Castagne: in Piemonte calo produttivo causa meteo ma buona qualità

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Autore Redazione

Coldiretti: “La siccità e le gelate di inizio aprile hanno condizionato la campagna. Pericolo invasione di prodotto estero”

La campagna 2021 delle castagne è stata condizionata dalla siccità e dalle gelate di inizio aprile, ma la qualità resta buona. È quanto afferma Coldiretti Piemonte rispetto facendo il punto sull’ultima raccolta in una regione che vede attualmente 12mila ettari di castagneto da frutto coltivati, per una produzione che si aggira sui 140mila quintali e un fatturato che sfiora i 20 milioni di euro.

“Ancora una volta – spiega Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo – si notano evidenti segnali dei cambiamenti climatici. Questa volta ad essere colpita è la produzione di castagne che, a causa della siccità e della gelata tardiva di inizio aprile, fa registrare un netto calo in tutta la nostra regione, mentre la qualità resta buona, nonostante la pezzatura lievemente inferiore. Il rischio, però, è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Turchia, Portogallo, Grecia e dalla Spagna, considerato che le importazioni nel 2020 sono risultate pari a ben 24,3 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia, per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine, e in particolare per le farine di castagne, che non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate”.

“A fronte di questa situazione – aggiunge Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo – il consiglio è quello di acquistare le castagne e i trasformati presso i punti vendita ed i mercati di Campagna Amica diffusi in modo capillare su tutto il nostro territorio o di partecipare alle sagre e alle manifestazioni che, dopo la pandemia, sono tornate per rilanciare questo prodotto e far conoscere le tradizioni dei piccoli borghi”.

Fonte: Coldiretti 

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