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Cooperativa produttori nocciole: base sociale in forte aumento

cpn cooperativa produttori nocciole

Il presidente Brama: “Siamo già a 130 soci. Nel 2021 al via alcuni progetti per il mantenimento della qualità e la tutela ambientale”

Si respira un grande fermento all’interno di Cpn Cooperativa produttori nocciole con sede a Ronciglione (Viterbo). Nata nel 2016, in pochi anni grazie alla dinamicità dei suoi fondatori ha raggiunto numeri importanti e traguardi di tutto rispetto nel settore corilicolo. Myfruit.it ne ha parlato con il presidente, Piero Brama.

Presidente, può presentare brevemente Cpn?

La cooperativa è nata nel 2016 per iniziativa di 11 agricoltori, tutti della provincia di Viterbo. Oggi siamo già arrivati a quota 130, tra cui molti giovani under 30 e pure diverse donne, per una base produttiva totale di circa 1.400 ettari. La cosa che ci riempie di soddisfazione è che sono ancora tante le domande al vaglio per entrare a farne parte. Molto probabilmente, quindi, questo numero dovrà essere presto aggiornato di almeno altre 30 unità. Elemento distintivo della nostra realtà è quello di essere soci della Viconuts srl, società che lavora la quasi totalità della nostra produzione, realizzando sgusciato e semilavorati per diversi settori.

Come è andata l’annata 2020?

Complessivamente bene. Per quantitativi prodotti siamo a un livello medio-alto, anche se è difficile per noi fare questo tipo di confronti, poiché la base sociale è continuata a crescere anche durante l’ultimo anno. Possiamo comunque dire che ci siamo attestati sui 45mila quintali di produzione complessiva e che la qualità è stata molto buona, anche perché questo è un aspetto che da sempre teniamo in grande considerazione.

Quali obiettivi vi ponete per il 2021?

Sono due, in particolare: il mantenimento dell’elevato livello qualitativo della nostra produzione e, contestualmente, seguitare a porre la massima attenzione alla tutela dell’ambiente.

A proposito di ambiente: proprio dalle vostre parti, da tempo, ci sono polemiche su questo tema. Cosa succede?

Sarebbe un discorso molto lungo. Partiamo comunque da un dato di fatto: i trattamenti che si fanno sulle nocciole sono di norma pochissimi rispetto a quelli che si effettuano su altre colture molto comuni. Premesso questo, il lavoro che stiamo facendo a livello di tutela ambientale è davvero grande. Già domani incontreremo il titolare della cattedra di entomologia dell’Università della Tuscia per parlare di come migliorare l’approccio sui trattamenti anti-cimice e limitarli ulteriormente. In questi giorni, poi, abbiamo siglato la prosecuzione e l’ampliamento di un importante accordo con una società tedesca per la fornitura di sonde che misurano l’umidità del terreno. L’obiettivo è ridurre il consumo idrico fino al 40%. E non è tutto: tra i nostri soci stiamo incentivando le tecniche di fertirrigazione, che in altri ambiti sono molto più avanzate rispetto alla corilicoltura, con l’obiettivo di ridurre sensibilmente le concimazioni.

Ci sono le potenzialità per fare crescere la corilicoltura nel Viterbese?

I presupposti per uno sviluppo sostenibile ci sono senz’altro, anche perché, ripeto, uno dei nostri obiettivi è quello di crescere nel pieno rispetto dell’ambiente che ci circonda.

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