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Pinoli, attenzione alla provenienza

Pinoli, attenzione alla provenienza

Ci sono pinoli e pinoli, tanto che per assicurarsi sulla tavola un prodotto di qualità occorre guardare bene innanzitutto alla provenienza, al prezzo e all’eventuale utilizzo di additivi.

Questo, in estrema sintesi, spiega “Help Consumatori”, l’agenzia delle associazioni di consumatori che proprio questa settimana dedica sul proprio portale internet uno speciale approfondimento ai pinoli. “In commercio – spiega Help Consumatori – si trovano tre varietà di pinoli: i Mediterranei, derivanti dall’omonima area e dal Pinus pinea, i Cinesi provenienti da Cina, Russia Corea e i Pakistani dal Pakistan, Iran e Afghanistan. Il dubbio è che nelle bustine di pinoli sgusciati siano mescolate diverse tipologie di pinoli con prezzi e qualità diversi”.

In ogni caso, queste tre varietà di pinoli si possono facilmente distinguere: quelli mediterranei si presentano di un colore bianco avorio uniforme, mentre quelli di origine asiatica sono gialli ocra, eventualmente anche con punte scure. Differente è pure il gusto: resinosi quelli mediterranei, retrogusto amaro per i cinesi, zuccherini e molto oleosi i pakistani. Naturalmente, anche il prezzo ne risente. Spiega il servizio citato: “La varietà Pinus Pumilia, proveniente dalla Cina o dal Pakistan, può costare al distributore 13,25 euro al chilo. Più cari i pinoli di provenienza dal Pakistan, rilavorati e lavati in Italia al costo di 25,75 euro al kg. Se l’origine è spagnola o italiana il prezzo lievita a oltre 46,50 euro al chilo. Con queste forbici di prezzo il vantaggio di mescolare diverse provenienze può essere notevole”.

Tutti i prodotti confezionati commercializzati in Italia – ha precisato inoltre a Help Consumatori Dino Mastrocola, Professore di Tecnologie Alimentari presso l’Università di Teramo – devono riportare in etichetta l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente, pertanto se non sono indicati additivi in etichetta (sigla E seguita da numero) o questi non sono presenti, oppure sono presenti ma non indicati e in quel caso si tratta di una “adulterazione” che però deve essere dimostrata attraverso appositi controlli ed analisi”.

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