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Fruitnet Media International

Mike Knowles. “Il mercato asiatico? Non è facile, ma ne vale la pena”

Mike Knowles

L’intervista a Mike Knowles, managing editor di Fruitnet Media International, sulle opportunità del mercato asiatico per i produttori italiani

È uno dei giornalisti più influenti a livello internazionale del mondo ortofrutticolo e vanta ormai una lunga esperienza in questo settore. Amante dell’Italia e della nostra cultura, è facile incontrare Mike Knowles, managing editor di Fruitnet Media International, sia nel nostro paese durante gli appuntamenti fieristici più importanti – come l’ultima edizione di Macfrut – così come in giro per il mondo. Asia inclusa, dove era naturalmente presente all’ultima edizione di Hong Kong di Asia Fruit Logistica.

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Asia Fruit Logistica cresce ogni anno sempre di più. I numeri dell’ultima edizione parlano di 11mila visitatori (+22%) e 665 aziende presenti tra gli espositori. Numeri importanti a 10 anni anni dalla sua nascita. Quali, secondo te, in sintesi, i fattori più importanti che stanno destando questo grande interesse per questa fiera?

Ci sono diversi fattori da prendere in considerazione quando si osserva la crescita di Asia Fruit Logistica. Quello più importante riguarda probabilmente la presenza di una classe media sempre più grande in Cina, il motore economico nella regione, anche se questa tendenza si vede anche in altri paesi asiatici. A questo bisogna poi aggiungere il miglioramento del mercato in termini di accesso e accordi commerciali, aspetti che lo hanno aperto molto di più ai fornitori esteri. C’è poi il grande “push factor” rappresentato della stagnazione presente nei mercati tradizionali: per fornitori ed esportatori europei è diventato molto più importante esplorare opportunità emergenti in altre regioni del mondo.

Ma perché, in particolare, proprio questa fiera sta riscuotendo questo successo?

Anche se siamo di parte, poiché organizzatori, penso che la stretta collaborazione tra Messe Berlin e Fruitnet Media International – i due partner che hanno creato Asia Fruit Logistica – e la loro capacità di lavorare insieme in modo molto efficace, abbia favorito la crescita in questi ultimi anni.

L’Italia, quest’anno, era presente con 53 aziende, secondo paese dopo la Cina. Come ti è sembrata, in generale, la presenza italiana in fiera? Quali i punti di forza e quali, eventualmente, gli aspetti che miglioreresti se dovessi dare un consiglio agli espositori italiani?

Secondo me, la capacità di presentarsi nel nuovo mercato asiatico da parte dei produttori italiani ha beneficiato di due vantaggi. In primo luogo, il contributo dell’UE vi ha aiutato a promuovere, a livello generale, l’eccellenza dei prodotti italiani nei confronti dei buyer e inoltre vi ha consentito di creare uno stand collettivo con una massa critica che ha incoraggiato anche altri espositori italiani a partecipare. A questo bisogna aggiungere che sin dall’inizio di Asia Fruit Logistica sono stati presenti molti espositori italiani del comparto tecnologico o ancora del settore degli imballaggi; hanno aperto le porte, diciamo, all’idea di ricercare attivamente nuovi sbocchi in una nuova area del mondo. Ma il fatto che ci siano più espositori italiani rispetto a quelli di altri paesi non rappresenta comunque una garanzia del fatto che l’Italia stia vincendo la sua battaglia per la conquista di un nuovo business in Asia: resta ancora molto da fare, sia in termini di garanzie di qualità che per quanto riguarda la rimozione delle barriere commerciali tramite negoziati bilaterali.

A proposito di barriere commerciali. L’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi, anche se i volumi movimentati sino ad ora sono di piccola entità, così come quelli europei d’altronde. Però, come è stato affermato anche durante l’Asiafruit Congress del 6 settembre, stanno crescendo e per l’Europa il continente asiatico in generale, e in particolare la Cina, rappresenta uno sbocco futuro davvero importante. Una volta superato l’ostacolo delle barriere fitosanitarie, quali prodotti italiani ortofrutticoli, secondo te, potrebbero avere uno sbocco commerciale realmente significativo in Asia?

È troppo semplice parlare di prodotti in generale: non sono i kiwi o gli agrumi italiani che stanno vincendo in Asia ora, sono particolari varietà di kiwi o agrumi che vengono spediti da esportatori esperti con un livello di servizio alto. Nel prossimo futuro, i prodotti vincenti saranno le varietà giuste, immagino quindi kiwi gialli o rossi rispetto a quelli verdi, le arance rosse piuttosto che quelle bionde, mele rosse o bicolore invece di quelle verdi e così via. Certamente, potrebbe crescere anche la domanda di altri prodotti italiani: più varietà di mele, uva da tavola, mirtilli, fragole, ciliegie. Forse anche prodotti molto particolari o che sulla scena mondiale sono considerati come tipicamente italiani: penso ai pomodori, ai carciofi, al radicchio e, perché no anche il fico d’India? L’importante, però, è che tutti questi prodotti siano di altissima qualità. Se potessi dare un consiglio agli esportatori e produttori italiani, sarebbe questo: individuate, appena possibile, i vivai che hanno i prodotti giusti per il mercato asiatico, fissate poi accordi di licenza per sviluppare questi prodotti senza il rischio di creare un mercato di commodity e, nel frattempo, lavorate duramente per sviluppare stretti rapporti personali con gli importatori in Asia per convincerli della qualità dei vostri prodotti e, aspetto certo non secondario, del vostro livello di servizio. Non è per niente facile, ma ne vale la pena, soprattutto in una prospettiva di lungo termine.

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Gusti dei consumatori, peculiarità dei canali distributivi, scelta del packaging giusto. Sono molti i fattori che i produttori italiani devono tenere in considerazione prima affrontare il mercato asiatico. Perché Asiafruit logistica può rappresentare il modo ideale per cominciare a sondare questo enorme mercato e da quali priorità e bene iniziare? Quali errori, nella fase iniziale, secondo te, bisogna assolutamente evitare?

Asia Fruit Logistica è forse la fiera più rilassata e accogliente alla quale io abbia mai partecipato. Questo è un fattore importante, perché significa che non è così difficile riuscire a incontrare – per esempio già al nostro Asiafruit Congress il giorno prima – i cosiddetti “key decision-makers asiatici” che stanno aiutando il mercato ortofrutticolo a crescere. Sì, hai ragione nel dire che le abitudini in Asia sono differenti e sono complesse da comprendere senza l’assistenza di contatti locali. Ma poiché stiamo parlando di un mercato ancora non maturo, ci sono ancora tante opportunità da cogliere. Asia Fruit Logistica vi mette in contatto con quei player asiatici che vogliono provare nuovi prodotti da importare, per loro è un’occasione per presentare determinati prodotti al mercato prima che i loro concorrenti facciano lo stesso. Dunque, l’errore che bisogna evitare, secondo me, è di perdere l’opportunità di venire in Asia, di parlare con chi lavora in questo mercato. Bisogna tirare i dadi una o due volte per vedere cosa succede.

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