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Biologico

Ciliegie in versione biodinamica, in Romagna si può

L’innovazione tecnologica, in primis le coperture, è fondamentale. Germani, Coop: “Stiamo indagando l’interesse del consumatore”

La ciliegia coltivata secondo il metodo biodinamico. E’ il progetto di Enzo Trapani, agricoltore Verdea di Lizzano di Cesena e socio di Apofruit, che produce dieci ettari di ceraseto (varietà del gruppo Sweet) coltivati secondo il protocollo Demeter. Ma quali caratteristiche devono avere le ciliegie per piacere ai consumatori? E quali sono le tecniche da impiegare? Se n’è parlato oggi al webinar “Il ciliegio in Emilia Romagna” promosso da Apofruit, partendo da una premessa: l‘innovazione tecnologica salva la redditività.

Il frutteto innovativo costa, ma la redditività ripaga

Reti antipioggia, reti antinsetti, portinnesti che consentano al terzo anno quantitativi accettabili, per entrare in piena produzione al quarto-quinto anno, piante basse che agevolino la raccolta, contenendone i costi.

Sono questi i suggerimenti di Alberto Aldini, responsabile tecnico Verdea che ha riferito: “Dal secondo anno il metodo biodinamico dà risultati agronomici interessanti, ma le tecniche devono evolversi”. Secondo il ragionamento del tecnico, oggi non si può prescindere dalle coperture multifunzione, che difendono da eventi atmosferici – gelate comprese, se abbinate a irrigazione sottochioma – e dagli attacchi: “Si tratta di investimenti importanti – ha aggiunto – ma la redditività del frutteto ripaga“.

Tirando le somme, si tratta di circa 100mila euro a ettaro: 60-70mila per le coperture, cui si deve sommare il costo delle piante e quello dell’impianto di irrigazione. “Ma il 50-60% dell’investimento è riconosciuto dall’Ocm ortofrutta – ha precisato Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit – E anche noi riconosciamo un aiuto ai nostri soci che coprono i propri frutteti, perché la qualità del frutto e la disponibilità di prodotti sono elementi per noi fondamentali”. A proposito di qualità, quali sono le caratteristiche della ciliegia che piace?

Calibri sostenuti e varietà sapide, il bio nella Gdo non va (1,5% del venduto)

“L’acquisto delle ciliegie è un acquisto di impulso – ha premesso Zanelli – E, pertanto, i frutti devono avere qualità organolettiche e pezzatura impeccabili, solo così il consumatore tornerà a comprarle”.

“Per sapere se si tratta di un prodotto commercialmente interessante – ha specificato Stefano Lugli, ricercatore dell’Università di Modena e Reggio Emilia nonché costitutore della serie Sweet – all’analisi sensoriale devono affiancarsi le analisi di laboratorio. Il grado di acidità e il livello di zuccheri sono due parametri irrinunciabili. Quanto ai calibri, la tendenza è verso quella sostenuta, circa 28 millimetri”.

Ha confermato Germano Fabiani, direttore commerciale Food Coop Italia: “Piacciono le varietà sapide e le ciliegie con pezzatura sostenuta. Quanto al bio, non siamo molto performanti, si tratta dell’1,5% del venduto. Il biodinamico, invece, lo stiamo indagando”. Fabiani ha ricordato le difficoltà dello scorso anno: causa pandemia, le vendite di ciliegie si sono ridotte dell’11% rispetto all’anno precedente: “Nel 2020 hanno patito tutte le referenze percepite come prodotti di lusso – ha concluso – Hanno perso le fragole, gli asparagi e, appunto, le ciliegie. Quest’anno pensiamo di potere recuperare”.

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