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Biologico: chiarimento normativo sui fosfonati

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Autore Redazione

Italia Ortofrutta: “Nell’incertezza della conoscenza della fisiologia delle coltivazioni doveva valere il principio di precauzione”

La presenza dei fosfonati per i prodotti ortofrutticoli coltivati con il metodo dell’agricoltura biologica rappresenta un’importante criticità per il settore e per le Op che commercializzano produzioni biologiche.

“Italia Ortofrutta, unione nazionale, aveva attenzionato tale criticità, legata all’emanazione del nuovo Dm Mipaaf sul biologico, che rischiava di mettere fuori gioco tante produzioni agricole per il mancato rispetto di un limite di presenza di questa sostanza, naturalmente presente nelle coltivazioni e, in particolar modo, in quelle coltivate su terreni vulcanici – spiegano da Italia Ortofrutta – In uno specifico incontro in videoconferenza del 3 agosto a cui hanno preso parte anche il sottosegretario del Mipaaf, Giuseppe L’Abbate, i ricercatori del Crea e numerose Op e soggetti interessati, è stato ribadito come, nell’incertezza della conoscenza della fisiologia delle coltivazioni che determinano la presenza di tale sostanza, si doveva adottare un principio di precauzione“.

Ora con l’approvazione del Dl semplificazione, con uno specifico emendamento all’articolo 43 si pone una deroga ai residui dei fosfonati per le produzioni biologiche coltivate su terreni vulcanici.

L’emendamento contribuisce a far chiarezza rispetto a quanto indicato nel Dm n. 309 del 13/01/2011 “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica” con il quale si stabilivano nuovi limiti riguardo il ritrovamento di residui di questa sostanza.

Il presidente di Italia Ortofrutta, Gennaro Velardo, e il direttore Vincenzo Falconi, ringraziano per il celere intervento del Governo e in particolar modo ringraziano il sottosegretario di Stato, Giuseppe L’Abbate, per la sensibilità dimostrata e per la risolutezza nel gestire quello che si avviava a essere un pasticcio normativo i cui danni sarebbero ricaduti sul mondo della produzione. Ora, scongiurato il pericolo, si hanno sei mesi di tempo per definire con maggiore perizia le cause e i limiti di tale sostanza che caratterizza molta della produzione agricola nazionale, in particolare quella delle nocciole e della frutta in guscio, notoriamente interessata alla coltivazione su suoli di origine vulcanica.

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