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Trend e Mercati

European Tomato Forum: Germania il principale importatore di pomodoro

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A Düsseldorf si è svolto il primo forum dedicato al pomodoro. Molti gli spunti emersi durante gli incontri che hanno visto salire sul palco professionisti del settore. La Germania si conferma primo mercato europeo

Il 2 giugno scorso Düsseldorf è diventata la capitale europea del pomodoro in occasione del primo European Tomato Forum, appuntamento internazionale organizzato da Fruchthandel Magazin, la principale rivista specializzata tedesca e in collaborazione con AMI. Perché in Germania? Sonia Illert, AMIIl motivo è apparso chiaro sin dalle prime slide di Sonja Illert di AMI, che ha puntualmente confermato come il mercato tedesco sia il centro nevralgico del commercio di pomodoro in Europa.

La Germania è saldamente il principale importatore di pomodoro e continua ad assorbire un quarto del prodotto commercializzato in Europa, seguito dalla Francia con il 18% e il Regno Unito (13%) ed insieme rappresentano più del 50% delle 3 milioni di tonnellate che costituiscono il mercato europeo.

Nel 2016 l’Olanda si è confermata il primo fornitore di pomodoro della Germania con 385 mila tonnellate davanti alla Spagna (200 mila) e al Belgio (49), raggiunto dal Marocco che continua il suo trend di crescita ma con un prezzo medio del prodotto sensibilmente più basso rispetto a quello commercializzato dagli olandesi. Le aziende olandesi sono riuscite infatti non soltanto ad aumentare i quantitativi esportati in Germania ma sono state in grado di garantirsi un prezzo medio sempre più alto dal 2008 a oggi, interpretando particolarmente bene le esigenze di un mercato che richiede sempre maggiore differenziazione di varietà e di prezzo aumentando il range di varietà proposte.

Il mercato tedesco ed i suoi trend nel 2017

Con una quota del 16%  in quantità il pomodoro è in Germania il prodotto orticolo più acquistato delle famiglie, patate a parte. È interessante notare che se misurato in valore il posizionamento arriva persino al 20% (dati GfK). Il fatto si spiega con la capacità, soprattutto da parte dei fornitori olandesi che forniscono il 52% del pomodoro importato, di intercettare la domanda di pomodori sempre più buoni, pratici e belli. Lo si denota dallo sviluppo delle varietà tipo “ciliegino”, di tutte quelle piccole rotonde ma anche più recentemente delle varietà ovali (plum tomatoes).

Al dettaglio si è assistito ad un’evoluzione dei prezzi medi al rialzo da 2,74 euro a 2,96 euro al Kg fra il 2015 ed il 2016. Nel 2017 il trend dei primi mesi indica un ulteriore aumento dei prezzi del 9% in cui probabilmente incide anche il clima estremamente freddo di quest’inverno che ha diminuito i raccolti nei paesi mediterranei.

Nonostante questo scenario, il consumo di pomodoro non aumenta. Il motivo? Sicuramente bisogna tenere in considerazione la sempre maggiore popolarità di verdure “snack”, molto utilizzate anche nei prodotti “convenience”. In fatto di confezioni è interessante notare come l’offerta si stia spostando sempre di più verso le preconfezioni e, soprattutto nel comparto del “pomodoro piccolo”, ormai oltre il 90% è commercializzato con questa presentazione. Nel caso delle varietà medio-grandi questa percentuale si riduce al 40%.

Per quanto riguarda la produzione biologica si nota un leggerissimo calo dei consumi negli ultimi 5 anni, dal 7,9% al 7,5% sul totale. In questo caso la preferenza va verso i calibri medio-grandi che costituiscono oltre il 10% nei confronti del 5% dei piccoli.

L’analisi è confermata da Tim Strübing, responsabile acquisti ortofrutta di Globus, catena tedesca con 46 punti vendita e più di 67 milioni di clienti ogni anno e che segmenta il proprio assortimento in Premium, Middle priced, Discount, Local e Organic.

Presentando i dati della propria ricerca Strübing ha sottolineato come solo il 50% dei clienti si dichiari attento all’acquisto di prodotti biologici e di produzione locale ma soprattutto, sebbene la maggior parte di loro pianifichi in anticipo l’acquisto di pomodoro, decide poi cosa acquistare solo una volta all’interno del punto vendita. I criteri che lo guidano sono la dimensione, l’utilizzo che intende farne a casa e, solo alla fine, il prezzo: una situazione che offre ai retailer una grande opportunità di comunicazione, poiché possono suggerire utilizzi, gusti, ricette e formati.

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