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Biologico

Falso Bio in Sicilia, sotto accusa il sistema di certificazione. Carnemolla (Federbio): “Nessun conflitto d’interessi”

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In un articolo relativo all'”operazione simBIOsi” il quotidiano Il Fatto Quotidiano mette in discussione la posizione degli enti di certificazione. La risposta di Paolo Carnemolla, presidente di FederBIo

“Quintali di zucchine, carote e patate finte bio per anni sono fine sugli scaffali dei supermercati di mezza Europa, vendute come biologiche e biodinamiche al doppio e anche al triplo del loro effettivo valore”. Inizia così l’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano lunedì 20 novembre che ritorna nuovamente sulla cosiddetta “operazione simBIOsi” che interessa nove aziende siciliane indagate per frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea.

FattoQuotidiano_FedeBio

Ma nell’articolo pubblicato dal giornale diretto da Marco Travaglio, oltre a quantificare in 8 milioni di euro il danno inflitto ai consumatori italiani, nonché ripercorre come le Fiamme gialle siano riuscite a scoprire la frode (la segnalazione è partita dall’Inghilterra per un lotto di zucchine bio con parametri troppo elevati di pesticidi), si mette anche in discussione tutto l’intero sistema del bio italiano che cresce a doppia cifra ogni anni – “Quanto sono drogati dalle frodi questi numeri?” – nonché il sistema di certificazione stesso – “Il dubbio è lecito visto che il nostro sistema dei controlli e certificazioni fa acqua da tutte le parti”. In particolare, relativamente agli enti di certificazione, nell’articolo si mette in dubbio tutto il sistema alla base perché spesso gli enti sarebbero “di proprietà di cooperative di produttori, tanto che vengono rappresentati dalla stessa associazione: La FederBio. Controllati e controllori insomma si confondono”.

La risposta di FederBio

Nel pomeriggio, sempre di lunedì 20 novembre, arriva la risposta di FederBio, con il commento del presidente Paolo Carnemolla attraverso un comunicato nel quale prende le distanze dai contenuti presenti nell’articolo del Fatto Quotidiano. A partire dal conflitto d’interessi.

PaoloCarnemolla

Paolo Carnemolla

“Non è corretto affermare che le cooperative di produttori siano “spesso” proprietarie di organismi di controllo. In Italia ci sono solo due casi (autorizzati dal ministero delle Politiche agricole), uno dei due organismi di controllo in questione (CCPB) ha lasciato la federazione proprio in dissenso sul convinto e pubblico appoggio di questa al decreto legislativo che esclude la possibilità che le imprese siano anche indirettamente coinvolte nella proprietà degli organismi di controllo, l’altro (ABCert) vede nella proprietà un’associazione di operatori tedeschi.

Nel caso di FederBio, quindi, non è affatto vero che controllati e controllori si confondano.

Al contrario di quanto erroneamente riportato, le procure della Repubblica di Verona e di Pesaro, ammettendo la costituzione di FederBio come a parte civile in due distinti processi per frode, ne hanno riconosciuto la rappresentanza della stragrande maggioranza degli operatori onesti e nessun conflitto d’interessi”.

Carnemolla, poi, così come fatto da Roberto Pinton, segretario di AssoBio, settimana scorsa con un commento lasciato su molte testate, compresa myfruit, si sofferma sull’abitudine, definita “pessima” dal presidente di FederBio, degli organi investigativi di “emettere comunicati di vanto sulle loro operazioni, ma senza citare il nome degli indagati”, aspetto che secondo Carnemolla “sta causando danni ingenti non a questi, ma a tutte le aziende corrette”.

“Un importante operatore francese ha sospeso gli acquisti dall’Italia e si sta rifornendo di agrumi dalla Spagna: non sono di qualità paragonabile a quelli siciliani, ma su di loro la Brigada finaciera della Guardia Civil non ha gettato ombre di sorta.

È quindi necessario che gli inquirenti forniscano senza indugio ulteriori elementi: non sta né in cielo né in terra che un organo dello Stato, con una discutibile gestione della comunicazione devasti la fiducia del consumatore e dei partner commerciali di 11.451 aziende biologiche siciliane e di 72.154 aziende biologiche italiane.

Questo, almeno, finché la Guardia di Finanza ha al suo vertice il ministro dell’Economia e delle Finanze della Repubblica italiana e non quelli delle Comunidad spagnole di Valencia, Murcia e Andalusia.

Ed era necessario che l’Ispettorato centrale repressione frodi del MiPAAF, che ha gestito per primo la segnalazione dall’estero che ha fatto scattare le indagini intervenisse nei confronti degli organismi di certificazione degli operatori indagati.

Nel sistema di certificazione dei prodotti biologici qualche vero problema c’è, così come qualche zona d’ombra; di certo, a denunciarli e combatterli in ogni sede è stata ed è FederBio, che è a disposizione qualora si voglia finalmente condurre un’ approfondita inchiesta a riguardo”.

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